Galmozzi Raimondi early 60s

Galmozzi for Raimondi
Early 60s
Framebuider: Galmozzi
Condition: preserved
Tubing: Columbus SL
Derailleurs: Campagnolo Gran Sport
Crankset : Campagnolo Gran Sport
Bottom bracket: Campagnolo “con sfere”
Headset: Campagnolo Record
Brakes set: Universal 61
Saddle: UNICA
Seatpost: NITOR
Handlebar & stem: Ambrosio Champion
Pedals: Campagnolo Record
Hubs: Canpagnolo Record
Rims: Nisi

Photo: Frameteller


Cimatti 1951

Cimatti 1951
Serial: C17839
Framebuider: factory
Condition: restored
Decals: original “coppale”
Tubing: Libellula
Dropouts: Campagnolo Cambio Corsa
Derailleur: Campagnolo Cambio Corsa
Crankset : FB Fratelli Brivio
Bottom bracket: Magistroni
Headset: Magistroni
Brakes set: Universal 49
Handlebar & stem: Ambrosio alloy
Pedals: Sheffield SPrint
Hubs: Campagnolo Gran Sport
Saddle: FNI Bologna
Rims: Nisi

Photo: Frameteller

 


Cimatti 1953

Cimatti 1953
Serial: C24570
Framebuider: factory
Condition: restored
Decals: original
Tubing: Libellula
Dropouts: Campagnolo Gran Sport 1952/3 (4mm screw)
Derailleurs: Campagnolo Gran Sport 1953 (6 holes, screws fixing with through hole)
Crankset : Magistroni “Giostra”
Bottom bracket: Magistroni
Headset: Magistroni
Brakes set: Universal 51
Handlebar & stem: Ambrosio Champion
Pedals: Sheffield SPrint
Hubs: Campagnolo Gran Sport
Rims: Nisi

Photo: Frameteller

 


Cimatti 1950

Cimatti 1950
Serial: C15737
Framebuider: factory
Condition: restored
Tubing: Columbus SL
Derailleurs: Campagnolo Cambio Corsa
Crankset : Magistroni
Bottom bracket: Magistroni Nick Crom
Headset: Magistroni Cimatti
Brakes set: Universal 5501 (1950 only)
Saddle: FNI Bologna
Handlebar & stem: Cinelli steel
Pedals: Sheffield
Pump: Brambilla BSA
Hubs: FB Cimatti
Rims: Nisi
Saddle: F.N. Bologna
Toe clips and straps: Cornez, Binda

Photo: Frameteller

 


Umberto Testi 1953

Umberto Testi 1953
Framebuider: factory
Condition: preserved
Tubing: Columbus SL
Dropouts: Campagnolo Gran Sport – registers 4mm
Derailleurs and shifters: Campagnolo Gran Sport
Crankset : L. Magistroni
Bottom bracket: L. Magistroni Nick Crom
Headset: Magistroni
Brakes: Universal 51
Handebar/Stem: Ambrosio Champion
Pedals: Sheffield Sprint


D


Umberto Patelli 1974

Umberto Patelli 1974
Condition: Preserved
Framebuilder: Luigi Patelli
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: Nervex
Group: Campagnolo Nuovo Record
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem:  Cinelli Criterium
Rims: Ambrosio
Ph. Frameteller


U. Patelli 1960

Umberto Patelli Special Course 1960
Condition: Restored
Framebuilder: Umberto Patelli
Frame number: 20
Frame/Fork: Reinolds 541
Lugs: /
Crankset: Magistroni Senior
Pedals: Campagnolo Record
Brake set: Universal Extra 453949
Saddle: Ideale 44
Handebar/Stem:  Ambrosio Champion
Rims: Nisi Moncalieri Torino


CIMATTI

Fonti: Archivi ciclismo / il Resto del Carlino / Wikipedia

Palmarès: Maco Cimatti medaglia d’Oro su Pista alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 / 4 tappe al Giro d’Italia / Giro dell’Emilia 1934 / Milano-Sanremo 1937, 3° classificato

Agonismo: Squadra professionisti Cimatti: Casola, fratelli Zanazzi, Cecchi, Barozzi

Marco Cimatti nasce il 13 febbraio 1913 a Bologna. La sua forza come ciclista emerge già nella categoria dilettanti e, a soli 19 anni, viene selezionato per la decima Olimpiade dove, in sella ad una bici costruita dal concittadino Amleto Villa, vince l’oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932.
Atleta poliedrico, valido passista, veloce e ottimo pistard, si è distinto in diverse specialità, oltre all’Oro Olimpico nella sua carriera ha vinto anche quattro tappe nei Giri d’Italia del ’37 e ’38 e un Giro dell’Emilia nel ’34. Si è ritirato dalle corse nel 1940, a soli 27 anni, a causa dell’inizio della guerra.

Nel 1937, anno in cui giunge terzo nella Milano-Sanremo, Cimatti insieme alla moglie Gemma Parini apre l’officina per la riparazione e la costruzione di biciclette in via Lame a Bologna. Dal 1948 al 1950 ha dato vita anche alla omonima squadra di professionisti, tra le sue fila alcuni validi corridori come Casola, i fratelli Zanazzi, Cecchi e Barozzi.

Alla vigilia della guerra l’impresa ha già superato la dimensione artigiana ed è in grado di rispondere a incarichi anche di notevole entità. Nel 1945, riparati i danni subiti dai bombardamenti, l’azienda ritorna operativa e viene ampliata con un altro negozio in via Ugo Bassi. L’anno seguente contando già 30 operai l’officina viene trasferita in uno spazio più grande in via Casarini, dove alla produzione di biciclette viene aggiunta quella di telai per micromotori.
Negli anni ’50, quando i sintomi della crescita del benessere diventavano concreti e l’Italia si avviava verso il boom economico, Cimatti decide di affiancare all’officina anche una fabbrica per produrre ciclomotori e motociclette che in breve tempo si affermerà sul mercato nazionale e internazionale.
Marco Cimatti ci ha lasciati il 21 maggio 1982.

Il palcoscenico olimpico Rose Bowl di Los Angeles, 1932 cerimonia inaugurale.

La squadra italiana alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932.
Medaglia d’oro nei 4000 inseguimento a squadre.
Cimatti al centro (sopra) il primo a destra (sotto).

Articoli dell’epoca sulle vittorie di Cimatti

I corridori Zanazzi e Barozzi in maglia Cimatti

Ezio Cecchi in maglia Cimatti, 1951.

Un particolare brevetto Cimatti del 1946.  Il pedale, presentato al Salone di Milano del 1946, aveva il vantaggio di eliminare il famoso “punto neutro”.
Illustrazione di Rebour per la rivista francese “Le Cycle” 1946.

Annuncio pubblicitario Cimatti

Fregi Cimatti

ca 1946/47 Cimatti strada Cambio Corsa n. C11206, restaurata

ca 1946/47 Cimatti strada Cambio Corsa n. C12569, conservata – Foto Giovanni Nencini

ca 1948 Cimatti strada Cambio Corsa n. C14205, conservata

ca 1949 Cimatti strada n. C14608, telaio per gruppo cambio Simplex, conservata. Foto Frameteller.

ca 1949 Cimatti strada Cambio Corsa n. C14824, restaurata

ca 1949/50 Cimatti strada Cambio Corsa n. C15318, conservata

1950 Cimatti strada Cambio Corsa n. C15737, restaurata. Foto Frameteller.

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1950 Cimatti C17839, cambio Campagnolo due lev, restaurata. Foto Frameteller.

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1950 Cimatti C16638. Foto Moreno Bianchini

ca 1951/52 Cimatti strada Cambio Corsa n. C18945, conservata

ca 1952 Cimatti strada Cambio Corsa n. C21548

ca 1952/53 Cimatti strada Cambio Corsa n. C25374


COLNER

Fonti: Reclus Gozzi (Rauler) / TroppebiciClassic Randezvous / Giroditaliadepoca /

Palmarès: Robert Bill, medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Mosca del 1980.

Ha collaborato con: Colnago / Rauler / Martini / Romani / Technotube / Simoncini / Mascheroni

La cicli Colner (COLNago + ERnesto) nasce ufficialmente nel 1974, produzione dei telai e distribuzione delle biciclette complete venne affidata alla Velosport, di San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna. Il nuovo marchio dava a Ernesto Colnago la possibilità  di correre con due squadre contemporaneamente, dal 1974 l’UCI permise infatti la possibilità di iscrivere una sola squadra di professionisti per marchio. Il modello di business era invece quello di una linea biciclette di livello medio alto con una produzione completamente indipendente dalla Colnago, da inserire sul mercato ad un prezzo leggermente più basso e con una diversa distribuzione, in particolare nelle regioni del sud Italia.
Le Colner, contraddistinte dal simbolo dell’Asso di Picche raggiunsero presto un notevole successo commerciale, tanto che Mario Martini di Lugo ne verniciò 700 solo nel primo anno. Le bici, costruite con tubi Columbus SL ed equipaggiate con gruppi Campagnolo, erano di alto livello, molto simili alle cugine Super della Colnago e, in alcuni casi, anche più leggere, questo almeno nei primi anni di produzione. Probabilmente il progetto fu messo in cantiere da Colnago già uno o due anni prima, sono conosciuti infatti dei telai costruiti antecedentemente al 1974 già con l’asso di picche pantografato insieme al trifoglio Colnago, dopo la presentazione ufficiale del marchio i due simboli non furono mai più affiancati sullo stesso telaio.

Colner speciali Squadra Corse
Oltre alle bici di serie, costruite ed assemblate esternamente alla Colnago da artigiani come Romani di Parma, Technotube e Simoncini, la Colner offriva anche bici su misura per diverse squadre, come la belga Usboerke-Colner nel’74/75 e l’italiana Vibor nel ’77/78, per la quale correvano l’allora esordiente Visentini, come pure Boifava e Panizza.
Questi telai speciali erano costruiti e assemblati dalle esperte mani dei Fratelli Gozzi (Rauler) di Reggio Emilia e da Lupo Mascheroni.

Graeme Gilmore con maglia Squadra Usboerke-Colner e bici Colner, i dettagli delle congiuzioni ricordano quelle di produzione Gilardi

"My bike builder was Lupo Mascheroni from Milan - he built all Patrick Sercu’s bikes as well. He set up & kept a jig for my bikes - so I would just ring him & he would make the same all the time - my Sixday bikes were made more like a sprinters bike with the seat angle steeper than a “normal” 6 bike ! Which suited me better as I only rode 50mm behind the bracket! Forgot the degrees now ! But I rode the same shape bikes in over 100 sixes ! Lupo just changed the decals & paint job on the frame to match the bike sponsor from the team I was riding that year !"

Graeme Gilmore

Squadra Usboerke Colner, 1975

Robert Bill su bici Colner, medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Mosca del 1980

Prime decals Colner, firmate con marchio Colnago.

Le primissime Colner mantengono il simbolo Colnago sotto alla scatola del movimento centrale.

Il simbolo Colner forato nella scatola del movimento centrale.

Colner strada anni ’70 / Foto Ciclicorsa

Colner pista anni ’70

Colner 1973 per Eddy Merckx. Sul telaio, costruito per la squadra corse Molteni, sono visibili sia gli Assi di Picche sulle congiunzioni e sulla testa forcella, sia l’Asso di Fiori Colnago sulla scatola del movimento centrale. Foto Simone d’Urbino. 

Full gallery qui >

Dettagli telaio Colner reparto corse 1981

Colner strada 1977 / Foto pedalroom.com

Colner strada 1977 / Foto pedalroom.com

Colner strada 1983, tubazioni Columbus CX

Colner strada Profile Syte, anni 80, conservata. Foto Andrea Shwin.

Catalogo e annunci pubblicitari Colner


Villa Amleto '69

Villa Amleto 1969 (Amleto's personal bike)
Condition: Preserved
Framebuilder: /
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Handlebar and stem: Cinelli
Group: Campagnolo Nuovo Record
Hubs: Fratelli Brivio
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: Cinelli
Ph. Frameteller


Villa Amleto Stayer

Villa Amleto Stayer
Condition: Preserved
Framebuilder: /
Frame number: /
Frame/Fork: /
Lugs: Nervex
Handlebar and stem: Cinelli steel
Cranset: Magistroni
Hubs: Fratelli Brivio
Saddle: /
Rims: /
Ph. Frameteller

     


Villa Amleto pista

Villa Amleto Pista
Condition: Preserved
Framebuilder: Brambilla / Milano
Frame number: 096 (Brambilla numbering)
Frame/Fork: /
Lugs: BSA
Handlebar and stem: Cinelli steel pista
Cranset: Magistroni
Hubs: SIAMT Super
Saddle: Perjohon
Handebar/Stem: Cinelli
Rims: Fiamme brevetto Longhi red label
Ph. Frameteller

             


Rauler Profil '84

Rauler System Profil 1988
Condition: Preserved
Framebuilder: Fratelli Gozzi
Paintwork: Mario Martini
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus custom design by Rauler
Lugs: Cinelli
Group: Campagnolo Record
Saddle: San Marco Concor
Handebar/Stem: 3TTT
Rims: Campagnolo Record Strada
Ph. Frameteller

     

 


Suzzi by Marnati '72

Suzzi by Marnati 1972
Condition: Preserved
Framebuilder: Marnati
Frame number: 50
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Campagnolo Nuovo Record
Saddle: San Marco Concor
Handebar/Stem:  Cinelli
Rims: Nisi
Ph. Frameteller

    Suz


S. Patelli Super Record '75

Sergio Patelli Super Record Titanium 1976
Condition: Preserved
Framebuilder: Luigi Patelli
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: Nervex
Group: Campagnolo Record/Super Record Titanium
Saddle: San Marco squadra corse
Handebar/Stem:  Cinelli
Rims: Nisi


Umberto Patelli Titanium 1975

Umberto Patelli Titanium 1975
Condition: Preserved
Framebuilder: Luigi Patelli
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: Nervex - Georg Fisher bottom bracket shell
Group: Campagnolo Nuovo/Super Record Titanium
Saddle: Brooks B17 Professional hand made custom
Handebar/Stem:  Cinelli
Rims: Martano
Ph. Frameteller

 


MALAGUTI

Cicli Malaguti / Biciclette su misura – poi azienda di motocicliSan Lazzaro di Savena (BO), Italia / 1930 – 2012

Ha collaborato con: Cinelli, Frejus, Legnano, altri marchi italiani e stranieri

Agonismo: squadra professionistica, campionato italiano dilettanti su pista e strada negli anni ’40-’50 / Petrucci, vincitore della Milano-Sanremo nel 1952 e ’53.

Fonti: Archivio storico Malaguti / Malaguti, una vita tra le moto e i rossoblù di Valerio Varesi Repubblica 27-4-2003 / Paramanubrio / Classic Randezvous / Velo-retro.com

 

Antonino Malaguti ha passato tutta la vita in equilibrio su due ruote, fin quando da bambino si impegnava sulle salite di San Giovanni in Persiceto dove nacque nel 1908. Correre in bicicletta è sempre stata la passione della sua vita, indole agonistica che a causa un incidente incanalò poi con grande successo nella sua officina per la costruzione di biciclette, nella quale ogni anno lo andavano a trovare personaggi come Bartali e Coppi.

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L’officina Malaguti a San Lazzaro di Savena (BO) / Archivio Malaguti

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L’officina meccanica Malaguti apre nell’inverno del 1930 a San Lazzaro di Savena in via Bondi, in un piccolo capannone, con dieci dipendenti e senza riscaldamento.
Subito dopo la pausa della guerra Malaguti riprende l’attività dell’officina dando vita anche ad una squadra professionistica che equipaggia e sponsorizza, il team annovera campioni come Loretto Petrucci, vincitore della Milano-Sanremo nel 1952 e ’53.

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Squadra professionistica Malaguti / Archivio Malaguti

Dei telai Malaguti si sa poco o nulla, a giudicare però dalla qualità delle innovazioni tecnologiche uscite dall’azienda dovevano essere di ottimo livello. Nel 1949 Antonino Malaguti rivela intuito e profonda capacità tecnica, qualità che lo hanno accompagnato lungo tutta la carriera di meccanico e imprenditore, brevettando le prime congiuzioni senza saldatura per i telai delle biciclette, ottenute direttamente dai tubi tramite estrazione.

Illustration from 1949 Cycling magazine report of the Milan Cycle Show.
Illustrazione di congiunzioni Malaguti dal catalogo della Fiera del Ciclo di Milano del 1949. / Foto Classic Randezvous

 

Le congiunzioni Malaguti ebbero subito grande diffusione, scelte anche da molti costruttori tra i quali grandi marchi come Frejus, Legnano o Cinelli che le utilizzò su tutti i telai fino ai primi anni ’60.

“1947-51The Modello Speciale Corsa Lusso (Special Racing Luxury) frame has a semi-sloping fork crown (not full-sloping) with or without spear point on outside of the fork leg and a Malaguti “Frejus-style” seat lug with separate seat tube collar; frame production is approximately 250-300 frames per year. The frame features chrome Malaguti “wolf’s ears” head lugs, chrome fork, four chrome rings on the seat tube, lozenge-shaped “CINELLI” decal on the down tube, an open cable run beneath top tube for rear brake cable (sometimes internal rear-brake cable routing) and eyelets for fenders.” (dalla timeline Cinelli / via velo-retro).

 

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Cinelli Super Corsa del 1959 con congiunzioni Malaguti soprannominate ‘Wolf’s ears’ / Foto Cinelli Only

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Catalogo Cinelli del 1963 / Foto Classic light weights – Ron Kitching

 

Malaguti fine anni ’40

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Malaguti Cambio Corsa road bike / Foto by Kevin, Flickr ktk17028

 

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Dalla bici agli scooter.

Negli anni del dopoguerra l’Italia si motorizza, in Emilia più che altrove la piccola industria meccanica avvia nuove soluzioni e sperimentazioni e Malaguti aggiunge alle sue biciclette l’appendice del motore ausiliario, creando così quell’ibrido tra moto e bicicletta che passerà alla storia con il nome di ‘mosquito‘.

Dalla fine degli anni ’50 la Malaguti ha continuato nella progettazione di mococicli economici a basssa cilindrata diventando negli anni 80 leader del settore. L’azienda ha chiuso nel 2012 mantenendo esclusivamente la produzione di biciclette a propulsione elettrica.

 

Malagutti Bologna.
Fregio Malaguti / Foto Paolo Rossetti


PATELLI

CICLI PATELLIBiciclette di classe
Umberto Patelli / Vendita bici su misura / Bologna, Italia / 1949 – 1998
Sergio Patelli / Corridore / Vendita bici su misura / Bologna, Italia / 1965 – 1998
Luigi Patelli / Maestro artigiano costruttore / Bologna, Italia / 1940 – 1988

Fonti: Camera di commercio di Bologna / intervista a Sergio Patelli e il figlio Fausto / intervista a Dario Venturi e Roberto Morelli (dal 1998 titolari della Cicli Patelli snc)

Agonismo: 1953 Sergio Patelli, Campione Italiano Dilettanti  / 1957 G.S. Patelli, Campione Italiano Dilettanti

Hanno collaborato con: Rauler, Ortelli, Testi, Veneziano

 


> Catalogo 1984   > Catalogo 1985  > Catalogo 1986


 

Per tutta la vita i fratelli Umberto, Luigi e Sergio Patelli si sono sostenuti a vicenda, insieme hanno attraversato un secolo di guerre e miseria. Ma nella loro storia c’è un quarto elemento che la rende speciale, una particolare energia che ha rafforzato il loro legame oltre il sentimento fraterno, l’inesauribile passione per la bicicletta.

 

Durante la guerra.

Nei primi anni ’40 prima Umberto e poi Luigi vengono assunti alla Cicli Testi di Bologna, piccola azienda artigiana specializzata nella costruzione di biciclette che una ventina d’anni più tardi diventerà una importante azienda motociclista.

Sergio, nato nel giugno del 1928, è il più piccolo e sicuramente il più ossessionato dei tre dalle biciclette, cosa ci può essere di meglio nella vita che lavorare sulle bici insieme ai fratelli maggiori? Niente, però erano proprio loro a inibirlo “siamo già in due a far questo mestiere Sergio! Bisogna che tu fai qualcos’altro.” e lo mandano a fare il calzolaio dove non resiste a lungo “mi facevano legare lo spago tutto il giorno” dopo un anno di sofferenze infatti riesce a farsi assumere dalla Testi, dove il fratello Luigi nel frattempo è già un saldatore provetto, mentre lui viene assegnato all’assemblaggio con Umberto, ma solo dopo aver passato un periodo di “gavetta” durante il quale ha costruito qualche migliaio di ruote.

S.P.: Luigi era un incosciente totale. Un giorno, durante la guerra, gli alleati stavano bombardando il piccolo ponte a pochi metri da casa nostra e lui stava lì, alla finestra mentre a voce alta gli dava degli imbecilli perché non riuscivano a centrarlo. Quando gli ho fatto notare che era il caso di scappare giù nel rifugio e che potevamo anche morire da un momento all’altro lui mi ha detto – Sergio vacci te nel rifugio e subito! Però stai attento e copriti che è umido e ti vengono le artriti – Beh, in effetti poi le artriti mi son venute davvero.

La tragedia della guerra non ha risparmiato nessuno, tantomeno la famiglia Patelli che ha perso la mamma a soli due mesi dalla resa.

 

Dopo la guerra.

Nel 1948 tutti e tre i fratelli si licenziano dalla Testi, pochi mesi dopo Umbeto apre il negozio in via San Vitale dove assume i due fratelli. La bottega, che vende biciclette da passeggio e telai speciali da corsa saldati da Luigi, rimane in attività fino al 1964 quando Umberto ne trasferisce la sede in via Matteotti e Luigi apre una sua officina in via Massarenti che attrezza a dover per la costruzione dei telai. Nel frattempo, sei anni prima, Sergio aveva aperto un negozio a suo nome nel quartiere Corticella, dove era andato ad abitare e dove era molto popolare grazie ai suoi successi da corridore, come il Umberto vende bici da corsa saldate da Luigi oltre ad accessori vari e abbigliamento sportivo.
Entrambi i negozi ebbero da subito un grande successo e tutti e tre si trovarono a lavorare anche 12 ore al giorno per tenere dietro alle tante commissioni.

 

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Bici da strada Umberto Patelli, fine anni ’50, telaio costruito da Luigi Patelli / Foto: Marco Borri

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Umberto, Sergio, Luigi, il triangolo d’acciaio.

Ricapitolando, Luigi salda i telai grezzi sia per Sergio che per Umberto, i quali entrambi le firmano a proprio nome ma nel frattempo si aiutano a vicenda alternandosi nel lavoro di finitura e assemblaggio.

S.P.:Io e Umberto ci davamo spesso il cambio nel processo di finitura che consisteva nell’andare fino a Funo (provincia di Bologna) dove c’era un artigiano che faceva la sabbiatura fine, i telai sai sono delicati e le altre sabbiature non andavano bene.
Poi bisognava passare da Lanciotto Righi, il “Mago della Lima”, il migliore in assoluto nella finitura a mano, di giorno faceva il limatore alla Testi e noi gli portavamo i telai direttamente a casa la sera. Poi c’era la fresatura e la cromatura durante la quale ai nostri telai  facevamo fare il bagno integrale, così venivano ricoperti interamente da uno strato di Nichel che li avrebbe protetti a vita dalla ruggine.
Io poi ero particolarmente pignolo, un giorno mi è capitata in mano una scatola del movimento centrale di Cinelli fatta un po’ male, da quella volta sono sempre andato direttamente da loro con il campione in mano e le sceglievo una ad una. Ero diventato famoso alla Cinelli per questa mia pignoleria e Cino lasciava detto agli impiegati di chiamarlo quando arrivava Sergio Patelli perché ci teneva sempre a scambiare due chiacchere con me, solo che mia moglie mi faceva sempre una gran fretta perché il giro da fare era lungo, dovevo passare anche da quello delle pompe artigianali e poi il maglificio per le divise, le scarpe…”

 

Dodici anni dopo.

Nel 1976, Umberto acquista un capannone in via Paganino Bonafede dove apre una grande officina per la costruzione di telai su misura, oltre alla produzione di dime, accessori e attrezzi da vendere nei due negozi. Il maestro saldatore e pantografo è ovviamente sempre Luigi, il quale nel frattempo è diventato un abilissimo artigiano, in officina anche alcuni operai addetti all’assemblaggio e alle rifiniture. I telai Patelli diventano ben presto ambiti per leggerezza, qualità e finitura dei dettagli sia tra i corridori che tra i meccanici della regione e poi in tutta Italia.
L’officina è rimasta in attività fino al 1990, da quel momento in poi la saldatura dei telai viene affidata a terzi di cui i fratelli avevano stima, come l’artigiano “Silvestro” di Pianoro. Nel ’97 Umberto, arrivato alla pensione, ha lasciato il negozio di via Matteotti ai suoi collaboratori Roberto e Dario, grazie ai quali oggi la Cicli Patelli è ancora un prezioso punto di riferimento per i ciclisti bolognesi. Nello stesso anni anche Sergio chiude il negozio dopo 40 anni di attività.

 

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Umberto nello stand Patelli alla Fiera del ciclo di Milano.

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Sergio Patelli.

Diversamente dai fratelli Sergio correva in bici e correva anche veloce. Da dilettante ha vinto ben 49 gare, un Giro del Sestriere e il titolo di Campione Italiano nella cronomotro a squadre del 1953, alla media di 42,2 kmh su 120 km delle strade di allora.

S.P.: “Ci fu una volta nel ’47, quando correvo per la Velo, che sono partito da solo per partecipare come indipendente alla gara internazionale Gran Premio del Rosso di Montecatini. A un certo punto abbiamo affrontato il monte Oppio, una salita durissima che non si vedeva mai la fine, mai, a un certo punto mi è scappata la pazienza e mi sono fermato sul fianco della strada e da una delle mie cinque tasche ho tirato fuori una  ciambella. Niente roba strana eh?! Solo una ciambella.
Non ho fatto in tempo a finirla che vedo uno della giuria corrermi incontro e urlare “Ma te! Cosa fai? Sei pazzo? Eri terzo e ti fermi a mangiare??! Dai che ti son passati davanti in tanti ma forse arrivi ancora tra i quindi premiati!”.
A quel punto son tornato in sella e sono andato dietro al gruppo, arrivato alla prima curva mi sono accorto che in realtà ero già arrivato in cima e son cominciate le discese, giù fino a Montecatini. Una volta arrivato sulle strade del paese una macchina mi si è messa davanti facendomi cadere, accumulo ancora ritardo ma riesco ad alzarmi e a ripartire Quando arrivo allo stadio c’è quel signore di prima “Ma dove sei sparito un’altra volta??? Dai allora corri che forse ce la fai! Vaiiii!!!”. Entro nello stadio e scopro di essere arrivato quindicesimo! Mi diedero come premio ben 1.500 lire e poi altre 6.500 perché ero il più giovane tra i premiati, avevo 19 anni
.”

Sergio si ritira dall’agonismo nel 1954 a 26 anni. “Mi ero fidanzato e poi volevo lavorare con i miei fratelli“. Peccato perché era davvero un talento promettente ma la categoria Dilettanti in quegli anni non era cosa facile. Oggi ha 88 anni e un giovanissimo senso dell’umorismo

S.P.: “Tra fratelli ci siamo sempre aiutati, sempre insieme. Luigi, il più grande di noi quattro,  fece la bici anche a mia sorella, che ovviamente era anche la sua. Dopo le corse mi chiamava sempre per sapere com’era andata e se avevo preso la pioggia veniva a casa mia, svitava la sella e la massaggiava con il grasso, così che non facesse le grinze. Quando ho aperto il negozio mi ha costruito una pompa enorme e indistruttibile ma anche bella dura da spingere. È ancora qua, la pompa, pronta per quelli che vengono a trovarmi con le ruote sgonfie, adesso però gli dico che se la devono usare da soli.”

 

Bici da strada Sergio Patelli - Modello Super Record Titanium
Bici strada Sergio Patelli “Super Record Titanium”, 1976 Telaio costruito da Luigi Patelli Tubazioni Columbus SL, gruppo Campagnolo Super Record titanio. Foto: Gianni Mazzotta per Frameteller

Bici da strada Sergio Patelli - Modello Super Record Titanium

Fregio Sergio Patelli

 

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A sinistra fregio Sergio Patelli, a destra fregio Umberto Patelli con indicato il titolo di Campione Italiano Dilettanti vinto dal fratello Sergio.

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Fregi Umberto Patelli, a sinistra l’indicazione dei titoli di Campione Italiano Dilettanti vinti dal fratello Sergio (1953) e dalla squadra Patelli (1957)

 

patelliok5Paolo Giordani, collaboratore di Umberto Patelli.

Attestato di miglior artigiano della Regione Emilia-Romagna per i lettori della rivista BiciSportiva, 1987.

 

La sede umberto patelli in via massarenti - dal catalogo del 1985
L’officina di Umberto Patelli in via Paganino Bonafede – Copertina cataloghi anni ’80

 

Umberto Patelli strada, modello “special course” fine anni ’50 / Foto Giacomo Grava.

 

Umberto Patelli Special Course 1960 / Foto Frameteller

Umberto Patelli Special Course anni ’60

 

Bici da strada Umberto Patelli del 1963
Umberto Patelli strada, modello Special Course del 1963.

 

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Patelli strada, anni ’70. Congiunzioni finemente lavorate a mano. Foto Cicli Berlinetta.

 

Patelli per Villa 1967, foto Frameteller

 

Umberto Patelli strada 1974. Foto Frameteller

 

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Bici strada Umberto Patelli “Titanium”, 1975 – Foto: Frameteller Telaio costruito da Luigi Patelli, tubazioni Columbus SL, congiunzioni Nervex e Georg Fisher. Gruppo Campagnolo Record, viteria in titanio. Foto Frameteller

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Bici strada Umberto Patelli “Titanium”, 1976 – Foto: Frameteller Telaio costruito da Luigi Patelli, tubazioni Columbus SL, congiunzioni Nervex e Georg Fisher. Gruppo Campagnolo Super Record. Foto Frameteller

 

Patelli team Giacobazzi, livrea Mario Martini, foto Frameteller

 

Patelli strada con tubazion AIR ovalizzate

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Bici da strada Umberto Patelli – Modello Super Corsa del 1983. Realizzato per il gruppo Campagnolo Cinquantenario. Foto Frameteller

MANUBRIO

 

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Bici da strada Umberto Patelli anni’80. Foto Cicli Berlinetta Berlino 

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Bici da strada Sergio Patelli anni’80.

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Strumenti per il lavoro in officina prodotti e venduti da Umberto Patelli.
Strumenti per il lavoro in officina e accessori per il ciclista prodotti e venduti da Umberto Patelli. Foto catalogo Patelli anni ’80.

Strumenti per il lavoro in officina prodotti e venduti da Umberto Patelli.

Umberto Patelli: piano di riscontro elettronico per l'allineamento del telaio.

Dima per la costruzione dei telai costruite e vendute da Umberto Patelli.

Dime per la costruzione dei telai prodotte e vendute da Umberto Patelli.

Atterezzature per la costruzione dei telai prodotte da Umberto Patelli.

Rulli per bicicletta prodotti e venduti da Umberto Patelli.

 

Dario e Roberto al lavoro oggi nell'officina di via Giacomo Matteotti.
Officina Cicli Patelli, nell foto Dario e Roberto, attuali titolari dell’attività.


TESTI

Fonti: Archivio storico Umberto Testi, ricerche su archivi online, libri e riviste dell’epoca.

Palmarès: 1947 Campione del Mondo Dilettanti

Umberto Testi Bologna. Tecnica con fantasia.

Umberto Testi fondò l’azienda Cicli Testi a Bologna nel 1934 con lo slogan “Tecnica con fantasia”. La produzione si distingueva dalla media dell’epoca per la qualità e finiture e in breve la fama delle biciclette Testi si diffuse su tutto il territorio nazionale. L’impegno profuso dal figlio Umberto anche nel settore delle competizioni, portò gli organizzatori del giro d’Italia del 1946, in occasione della tappa che parte proprio da Bologna, ad organizzare la punzonatura delle biciclette proprio nella sua bottega.

Nel 1947, a coronamento dell’impegno nelle corse, la ditta Testi si fregiò anche del titolo di Campione del mondo dilettanti, vincendo con il bolognese Benfenati il mondiale di Parigi.

Nel 1949 l’azienda avviò la produzione dei primi telai in lamiera stampata per ciclomotori. I telai Testi erano realizzati ed utilizzati anche da altri costruttori dell’epoca, tra i quali la Garelli e la Demm. Alla fine degli anni ’50 l’azienda, guidata dal figlio Erio, si trasferì a San Lazzaro di Savena (lo stesso paese dove ebbero sede aziende come OMAS, FT Bologna, REG-ROTO-COBRA e uno stabilimento Campagnolo, cambiando nome in “Velomotor e specializzandosi nella produzione industriale di motocicli distribuiti in tutto il mondo.
Fu alla Testi che, all’inizio degli anni ’40, i fratelli Patelli appresero le prime nozioni per la costruzione di telai per biciclette da corsa.

La maggior parte dei telai Testi, ma non tutti, sono ben riconoscibili per la particolare forma delle congiunzioni molto appuntite e allungate dello sterzo e e del nodo sella, la testa forcella con uno svuoto largo al centro e per il numero seriale sul lato destro del nodo sella.

Stand Testi alla Fiera del Ciclo di Milano, fine anni ’40

Parigi 1947, Benfenati Campione del mondo dilettanti nell’inseguimento con bici Testi

La sede degli stabilimenti Testi a San Lazzaro di Savena, Bologna.

Decals Testi anni ’40

Testi Campagnolo Cambio Corsa conservata. Ca 1947, n. 4750. Foto Troppebici

Dettagli Testi Campagnolo Cambio Corsa conservato, anni ’40

Dettaglio congiunzioni Testi cambio Campagnolo Parigi Roubaix, marcata Suzzi, ca 1950

Testi cambio Campagnolo Parigi Roubaix, conservata. Ca 1951. Foto John Watson

Testi Campagnolo Cambio Corsa, conservata. Ca 1952, n. 7528

Testi sportiva primi anni ’50, restaurata. Foto Robert Hudson

Testi corsa, forcellini Campagnolo Gran sport con registri da 4mm . Conservata, ca 1953. Foto Frameteller

Testi Campagnolo Cambio Corsa ca 1953

Testi per Simplex Camione del Mondo, ca 1954, n. 8368

Testi strada fine anni ’60


SUZZI

Cicli Suzzi / Biciclette a mano su misura / Imola, via del Fossato 21  / primi anni ’20 – anni ’80

Collaborazioni: Alpi / Peloso / Marnati / Pelà / Colnago / Patelli / Picchio

I Suzzi, padre e figlio, hanno venduto biciclette a ciclisti amatori e professionisti per oltre ’60 anni. Poche le informazioni che è stato possibile recuperare su questo noto marchio bolognese nonostante oggi sia molto apprezzato e ricercato dai collezionisti di bici da corsa d’epoca.
Diversamente dal figlio Alfredo che si limitò all’assemblaggio di telai costruiti da terzisti, Suzzi era conosciuto nel territorio per l’abilità nel saldare telai in acciaio, in particolare per la raffinata eleganza dei telai da passeggio. L’officina per l’assemblaggio si trovava a Imola, mentre il negozio era a Bologna in via del Fossato 21. Nella bottega di Bologna Alfredo offriva splendide bici assemblate con telai marchiati a proprio nome e costruiti da blasonati artigiani italiani, tra i quali Marnati, Alpi, Peloso, Colnago, Chiesa, Picchio, Patelli e Pelà. Abile meccanico, Alfredo segui per diversi anni anche il corridore Diego Ronchini.
I telai erano firmati con decals adesive o direttamente verniciate sul telaio, raramente veniva impresso anche l’acronimo AS sulla scatola del movimento centrale, lo stemma stemma araldico nei toni dell’azzurro ben si accostava al particolare viola dei suoi telai che li rendeva immediatamente riconoscibili.

Enrico Brizzi, proprietario insieme al fratello di una bici Suzzi, racconta:

Mi si è aperto il cuore nel trovare la scheda sul vostro sito sulla ditta Suzzi, un pezzo di storia cittadina.
Dopo lungo apprendistato ciclistico, mio fratello e io fummo ammessi, ormai adolescenti, a comprare due bici da lui, gioielli che conservo con gelosia e mi ripropongo di restaurare.
Il tratto distintivo del vecchio Suzzi, omone dalle mani a tenaglia e fervido bestemmiatore come da tradizione anarchica imolese, stava nel fatto che prima di cederti una delle sue bici ti faceva fare il giuramento: dovevi guardarlo negli occhi e stringergli la mano, promettendo che l’avresti trattata bene. “Perché a me mi puoi anche prendere per il culo che non m’importa, ma sulle bici c’è il nome del mio babbo, e con lui non si scherza!.

Alfredo Suzzi è scomparso nel 1998 all’età di 96 anni.

Suzzi corsa fine anni '40. Telaio per cambio Campagnolo a 2 leve costruito da Antonio Alpi. Foto Frameteller.

Bici marcata Suzzi del 1950/51 con il cambio Parigi Roubaix. Il telaio sembra essere un Testi.

 

 

Suzzi anni ’60, conservato. Telaio “Freccia” costruito alla Colnago. Foto Frameteller.

Dettagli di un telaio marcato Suzzi e costruito da Antonio Alpi.

 


 

Suzzi del 1968, conservato. Telaio costruito da Pelà.

 

Suzzi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Peloso. Foto Frameteller

Suzzi primi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Picchio.

 

 

Suzzi anni ’80. Telaio costruito da Marnati. Foto Troppebici

 

 


Suzzi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Marnati. Foto Legendary Bike.

     

 

 


Suzzi anni 70, conservato. Telaio costruito da Peloso. Foto Katsarasj.

Suzzi, anni ’70, conservato. Telaio Peloso.

   

 


Suzzi,  fine anni ’70, conservato. Costruttore non identificato.


VILLA

Cicli Amleto Villa / Bici su misura / 1928 – primi anni 80 / Bologna

Fonti: “Amleto Villa: da 80 anni sotto le Due Torri (“Carlino Bologna”, 3.10.2008) / Troppebici blog

Ha collaborato con: Cimatti, Brambilla, F.llii Chiesa, Galmozzi

Palmarès: 1932, Olimpiadi di Los Angeles, medaglia d’Oro inseguimento su pista.

 

Il negozio e officina di biciclette Amleto Villa “Il paradiso delle biciclette” apre a Bologna nel 1928 e rimane punto il punto di riferimento per i ciclisti bolognesi per oltre settant’anni. Elegante, scorrevole, perfetta, stabile, buona”, erano gli aggettivi che Villa scelse per definire le sue biciclette.

 

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Era il periodo in cui si organizzavano molte corse su strada ed il ciclismo italiano produceva campioni. Amleto Villa capì che le bici da corsa gli avrebbero dato notorietà ed insistette su questa produzione. I fatti gli diedero ragione. Non bisogna trascurare il contesto petroniano di quegli anni: il gerarca Leandro Arpinati voleva una “Bologna sportiva”: perciò, oltre alla costruzione dello Stadio Comunale (il “Littoriale”), inaugurato da Mussolini il 31 ottobre 1926, furono incentivate le società sportive (Virtus, SempreAvanti…). Come dimenticare il grande successo della bolognese Ondina Valla che vinse l’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936 (l’altra bolognese, Claudia Testoni, giunse quarta). Anche il ciclismo fu sostenuto ed emersero ottimi giovani atleti.

Nel 1932, cioè quattro anni dopo l’apertura del suo negozio, si svolsero le Olimpiadi di Los Angeles e, nella squadra italiana di inseguimento su pista, fu selezionato il giovane bolognese Marco Cimatti (1912- 1982), il quale correva su una bicicletta da corsa “Villa”. La squadra italiana vinse la medaglia d’oro e i cinque cerchi olimpici fecero sfoggio nella vetrina del negozio e nel marchio Villa. Cimatti, nel dopoguerra, aprì una fabbrica di biciclette. La produzione di cicli Villa proseguì e si intensificò.

 

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Marco Cimatti – Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 nell’inseguimento su pista con una bici Villa.

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Bici da pista Villa, costruita da Brambilla nei primi anni ’30. Foto Frameteller

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Bici “Stayer” Villa, metà anni ’30. Foto Frameteller

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La bici personale di Amleto Villa, primi anni ’70. Foto Frameteller

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Bici da strada Villa, telaio Galmozzi, fine anni ’60. Foto Troppebici

Bici da strada Villa, telaio F.lli Chiesa Bologna, 1967. Foto Frameteller

Bici da strada Villa c0struita da Galmozzi, 1973. Foto Frameteller

                  

 

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CICLOLINEA

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN EMILIA-ROMAGNA

CICLOLINEA

Ciclolinea – by Publitre srl / Accessori per biciclette / Via del Cestello 13, Bologna, Italy / 1980 – In attività


Fonti: Archivio Ciclolinea


La Ciclolinea è conosciuta nel mondo delle bici da corsa per la qualità dei suoi nastri in resina sintetica. Dall’anno della sua apertura ha brevettato una vasta gamma accessori tra cui: tappi per manubrio, fanali, parafanghi, reggicatena, fermapiedi per pedali, portanumeri, portapacchi, pompe, bauletti e borse a tracolla, scudetti da apporre su abbigliamento sportivo, fasce tergisudore, bottoni fermacenturino per pedali.
Oltre ai propri prodotti firmati con il marchio Ciclolinea ha lavorato su commissione per grandi marchi come Colnago e Campagnolo. La Publitrè è anche proprietaria del marchio Giusti specializzato nel disegno e nella produzione di decalcomanie.

Nastro ciclolinea. Foto Ray Dobbins

Nastro telato brillante Ciclolinea. Foto Ray Dobbins

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ROTO - COBRA & R.E.G.

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN EMILIA-ROMAGNA

ROTO, COBRA & REG

ROTO & COBRA e R.E.G. by Roto s.r.l. / Accessori per biciclette / Monterenzio (BO) / 1972 – In attività


Fonti: Archivio ROTO


Invenzioni: deragliatore per per bici da ciclocross / cavalletto di sostegno per biciclette / parafanghi / borracce / kit di riparazione gomme


La Roto srl, aperta nel 1972 a Monterenzio in provincia di Bologna da Eugenio Rampinelli è Giorgio Antonelli, produsse e distribuì in tutto il mondo congiunzioni e scatole movimento centrale in acciaio con il processo della microfusione. 

A metà anni ’70 la Roto acquisì gli storici marchi di accessori per biciclette R.E.G. e Cobra, aziende i cui prodotti si sono distinti nel settore accessori e manutenzione, sia in Italia che all’estero. Antonelli è l’inventore del cavalletto per sostenere la bici sollevata da terra che permette di evitare la deformazione del tubolare, oggi ancora in produzione. Negli anni ’70 oltre ad alcuni modelli di deragliatore per bici da corsa simili all’Huret Svelto ma più leggeri e con un design più raffinato, crea il primo prototipo della storia di cambio per bici da ciclo cross, il mitico “manettone“, l’invenzione non brevettata verrà poi prodotta a livello industriale dalla Shimano, inducendo la Roto a desistere dalla produzione. Dopo questa esperienza l’azienda cambia puntando sulla plastica e in particolare sulla produzione di borracce, mercato nel quale è oggi ancora leader.

Il marchio R.E.G. fu acquisito dalla Roto a metà degli anni ’70, ed era specializzato nella produzione di fascette passacavi, pedali e serie sterzo, oltre a ottime congiunzioni in microfusione. Nel 2004 l’acquisizione anche dell’azienda Cobra, nata nei primi anni ’70 e famosa per la produzione di attrezzi da officina di alta qualità, oltre che borracce e rulli da allenamento.

Oggi la Roto lavora per marchi come Bottecchia, Torpado, Esperia, Atala, Coppi e Bianchi, i suoi prodotti, tra cui oggi anche banchi da lavoro, kit per la riparazione della ruota brevettati, borracce termiche, cavalletti bici da pavimento e da parete, sono distribuiti in tutto il mondo ed interamente prodotti in Italia. Alla guida dell’azienda è oggi il figlio del fondatore Mario Antonelli insieme alla moglie Anna Monti.

Forcellini posteriori ROTO

Testa forcella ROTO

Testa forcella ROTO (a destra) con i bordi di 2mm per accogliere i rinforzi dei foderi.

Scatole movimento centrale ROTO

roto blackDeragliatore Roto. Foto by disraeligears.co.uk

roto scorpionDeragliatore Roto Black. Foto by disraeligears.co.uk.

rotoDeragliatore Roto Scorpion, Foto by disraeligears.co.uk.

roto competitionDeragliatore Roto Competition. Foto by disraeligears.co.uk

cobra tools

cobra tools

Cassetta attrezzi professionali Cobra / Foto Layer Bike Comp.

HEADSET-COBRASerie Sterzo in lega leggera.

HEADSET-COBRA-2

borraccia-cobra-bottleBorraccia Cobra modello Profil personalizzato per Rossin.

chiave-cobraChiave per ruota libera.

$_57-1Strumenti per l’alesatura e la filettatura dei telai .

chiave-cobra-2Chiave movimento centrale.

wrench-cobraChiave per calotta movimento centrale.

ads-cobra-bikeLocandina attrezzi pubblicitaria.

$_57-3Portaborraccia.

Ferma cavi R.E.G.Ferma cavi in plastica R.E.G.

$T2eC16RHJGkFFmkvoO26BSPIpQMvc!--60_57

coprileva-regCopri leva in gomma R.E.G.

portaborraccia-regPorta borraccia R.E.G. in alluminio.

$_57-13Portaborraccia R.E.G. in alluminio.

fermacavi-regFascette fermacavi REG in alluminio.

 

 

 


BOLLEA E SALUZZO

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN PIEMONTE

BOLLEA E SALUZZO

B.S. E. BOLLEA & FIGLIO – SALUZZO / Componenti / Cuneo

Fonti: Camera di Commercio / Cicli Nicoletti Ettore

Ha collaborato con: Campagnolo

La ditta E. Bollea & FIglio (generalmente oggi chiamata Bollea e Saluzzo) compare per la prima volta come azienda di produzione di carrozze e selleria in un annuario del Regno d’Italia del 1892. A dimostrazione della eccezionale qualità dei suoi prodotti basti pensare che Tullio Campagnolo ne acquistò i diritti di produzione.

Il marchio B.S. ovvero Bollea Saluzzo viene registrato a Torino il 14 ottobre del 1935, per identificare i prodotti “biciclette, parti e pezzi staccati di biciclette, motociclette, motori, automobili, e veicoli in genere; bulloni, catene di trasmissione, ruote dentate, attrezzi e utensili per meccanici e cliclisti; utensili per la lavorazione dei metalli e legno”, prodotti dall’azienda.

In capo ciclistico B.S. raggiunge la notorietà nel mondo del ciclismo per i movimenti centrali e le serie sterzo, riconoscibili per il marchio B.S. inciso ed adoperate fin da subito da importanti marchi dell’epoca come la Cinelli di Firenze. Lo stesso Bartali esigeva dalla Legnano l’uso della serie sterzo B.S. al posto della Way Assauto, per la superiore precisione e qualità del materiale.

La Bollea Saluzzo raggiunse in campo ciclistico il maggiore successo nella produzione di attrezzi e utensili di altissima qualità per l’assemblaggio delle biciclette. L’attività della ditta continuò fino al 1958 quando cedette macchinari, giacenze e semilavorati del settore ciclistico a Tullio Campagnolo il quale, prima di commercializzare l’utensileria di propria produzione, distribuì quello che fu il primo embrione della famosa cassetta Campagnolo, una serie di utensili ancora marcati B.S. tranne la chiave per svitare i pedali siglata con la <C> a fianco del B.S.

 

Documento di deposito del marchio del 1935. In basso la dicitura riporta la cessione a Tullio Campagnolo nel 1958.

Annuncio pubblicitario Bollea Saluzzo

Serie sterzo B.S.

La chiave (n. 2) per lo smontaggio del movimento centrale BS pubblicata sulla rivista Cycling nel 1956.

Gli attrezzi per il montaggio del ciclo Bollea Saluzzo


O.M.A.S.

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN EMILIA-ROMAGNA

OMAS

O.M.A.S. Officina Meccanica Attrezzerie e StampaggioComponenti / San Lazzaro di Savena (BO), Italy / 1960 – 2015


Fonti: Camera di Commercio di Bologna, Classic Randezvous


Ha collaborato con: Campagnolo, Colnago e altri marchi di biciclette italiani.


Già dagli anni ’50 tra Modena e Bologna aziende del livello di Ducati, Ferrari e Lamborghini danno vita ad un importante distretto industriale per la produzione di motori per auto e motocicli, intorno al quale si crea un indotto di piccole e medie imprese artigiane in grado di offrire un altissimo livello di innovazione, design e qualità. Luciano Galassi insieme al socio Atos Capelli fondano la O.M.A.S. (Officina Meccanica Attrezzerie e Stampaggio) nel giugno del 1960 a San Lazzaro di Savena, (stessa località in cui ha sede anche la F.T. Bologna), nei primi anni la produzione è dedicata prevalentemente a carburatori ad alte prestazioni per aziende specializzate nella produzione di ruote in alluminio per auto e motocicli.

L’idea di produrre componenti speciali per biciclette nasce nei primi anni ’70 dalla collaborazione con la F.T. Bologna a cui si devono le caratteristiche innovative. Dato l’ottimo riscontro ottenuto dai componenti l’anno successivo l’azienda decide di investire in una vera produzione industriale di prodotti in alluminio e lega ultra leggera, i quali grazie al know how di altissimo livello del dipartimento interno di ricerca e sviluppo sulle più avanzate tecniche di metallurgia, ingegneria e controllo qualità, hanno da subito stabilito il nuovo standard industriale di eccellenza del settore a livello internazionale.
La qualità della gamma di prodotti, che comprende guarniture, serie sterzo, mozzi, cerchi, movimenti centrali e porta borracce, non passa inosservata a Tullio Campagnolo che gli commissionerà fino al 1977 la produzione di viteria in titanio, pedali e movimenti centrali per il gruppo Super Record. L’azienda ha cessato ogni attività nel 2015.

 Movimento centrale Cobra con asse in Ergal / Foto Frameteller

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Movimento centrale modello "Big Sliding", perno in titanio e cuscinetti sigillati.

Movimento centrale modello “Big Sliding”, perno in titanio e cuscinetti sigillati.

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Foto “battibecco”

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omas-crankset3Guarnitura OMAS in alluminio / Foto “battibecco”

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omas-heaset5 Serie sterzo OMAS “Big Sliding” strada 25,4×24 F in alluminio / Foto battibecco

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Ruote OMAS. Mozzi "Big Sliding" con perno in titanio e cuscinetti sigillati.OMAS. Mozzi “Big Sliding” con perno in titanio e cuscinetti sigillati.

s-l1600-1 s-l1600-2 s-l1600-5 s-l1600-6 s-l1600

s-l1600-1 O.M.A.S. vite fissaggio freni in titanio.

s-l1600-5s-l1600-1 O.M.A.S. viteria freni in titanios-l1600-3 s-l1600s-l1600-1 s-l1600O.M.A.S. kit alleggerimento, viti reggisella in Ergal

s-l1600-3 O.M.A.S. portaborraccia in Ergals-l1600-4 s-l1600-7

1980 OMAS Catalogo / via Classic Randezvous

OMAS Catalogo 1980 / Classic Randezvous

OMAS 1979

OMAS, Pubblicità Serie Big Sliding, 1979.

OMAS 1984

OMAS, Pubblicità 1979

catalogo 1980 mozzi2

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CATALOGO-HUBS-OMAS

 OMAS Catalogo1978 / Foto Classic Randezvous

CATALOGO-CRANKSET-OMAS

CATALOGO-SERIE-STERZO-OMAS2

catalogo ruote

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  1979 pubblciità OMAS / Foto Classic Randezvous


P.G.R.

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN EMILIA-ROMAGNA

P.G.R.

P.G.R. Perfezione Gradualmente Raggiunta / Cambi per bici da corsa  / Bologna, Italia / 1948 – 1953


Fonti: Bicicletta d’epoca n. 12 – 2015 / troppebici.wordpress.com


Duilio Accorsi fonda la P.G.R. a Bologna verso la fine degli anni ’40. Appassionato da sempre di cicli e meccanica lavora come operaio meccanico nell’azienda bolognese Sabiem, dove apprende le nozioni di sufficienti per lavorare in proprio sui cambi di velocità. Il primo cambio prodotto dalla sua azienda è molto simile al famoso Simplex ma più leggero e preciso. Successivamente uscì il cambio“Campionato italiano dilettanti 1948”, al quale campioni come Coppie e Bartali pare si siano interessati, a questo modelli seguirono cambi a parallelogramma anche se, come capitava spesso, senza nessun brevetto.

cambio-pgr-eroica2Comandi per cambio P.G.R. / foto troppebici.wordpress.com

cambio-pgr-eroicaCambio P.G.R. / foto troppebici.wordpress.com


F.T. BOLOGNA

INDUSTRIE DI COMPONENTISTICA IN EMILIA-ROMAGNA

F.T. BOLOGNA

F.T. Bologna – Gruppi speciali cicli corsa / Componenti speciali per bicicletta da corsa / San Lazzaro di Savena, BO, Italia / 1976 – 1984


Fonti: Intervista a Paolo Tullini, co-fondatore F.T. Bologna / Camera di Commercio di Bologna


Agonismo: Ritter tentativo del Record dell’ora / Moser Record dell’ora / Gruppo sportivo F.T. Bologna


Produzione di mozzi, movimento centrale e pedali con cuscinetti sigillati


Ha fornito materiale a Colnago, De Rosa e ai principali marchi italiani.


Nel gennaio del 1976 Paolo Tullini e Antonio Frascari, fondarono  la F.T.  Bologna. Tra le provincie di Modena e Bologna si era sviluppato uno dei più importanti distretti industriali di motori per auto e motocicli al mondo, aziende come DucatiMaseratiFerrari e Lamborghini crearono un’indotto di decine di piccole e medie imprese che, grazie ad un impareggiabile know how progettuale e tecnico nella lavorazione di parti meccaniche in lega leggera, portarono per la prima volta sul mercato prodotti di primo livello per innovazione, design e qualità anche nella tecnologia della bicicletta da corsa.

34 anni prima, nell’ agosto del ’42 era nato Paolo Tullini, la famiglia a causa della guerra era sfollata in una grande casa nelle campagne intorno a Bologna. Il padre di Paolo, appassionato ciclista – tra i fondatori del “Pedale Bolognese” una delle prime associazioni cicloturistiche italiane – andava ogni giorno al lavoro in banca in città in sella ad una bici da corsa Malaguti, al suo ritorno il piccolo Paolo era sempre lì ad aspettarlo per poter giocare con la pompa della sua bici, aveva sempre poco appetito e questo era l’unico trucco escogitato dai genitori per distrarlo e fargli mangiare qualcosa.

All’inizio degli anni ’70, Paolo pur occupandosi di finanza, coltivava da sempre una grande passione per la meccanica. Sono gli anni delle domeniche a piedi e dello sviluppo del movimento cicloturistico del quale fa parte anche Tullini; fu durante una di quelle pedalate che Paolo ritrovò Antonio Frascari con il quale si instaurò un rapporto di amicizia e scambio di idee su come poter migliorare le parti meccaniche delle biciclette. Dai progetti ai fatti il passo fu breve, decisero di cominciare dalla cosa più semplice da realizzare avviando la produzione di viteria in Ergal adatta ad alleggerire alcuni particolari Campagnolo, Cinelli e 3TTT commissionandone la produzione all’officina meccanica dello zio di Frascari.

All’arrivo ad Imola di una tappa del giro del 1973, Paolo conobbe  Ugo De Rosa impegnato nella messa a punto delle bici della squadra Molteni, era un’occasione unica e non se la fece scappare. Da quel giorno tra De Rosa e Tullini nacque un rapporto di reciproca stima professionale e amicizia che dura ancora oggi. L’anno successivo riuscirono nella ingegnerizzazione e produzione di una fondamentale intuizione di Paolo, il primo movimento centrale con asse in titanio incastrato tra due cuscinetti trasformando così un asse appoggiato, quindi di facile flessione, in un asse incastrato senza alcuna possibilità di flettere, il tutto corredato da una maggiore scorrevolezza. Per la realizzazione dei primi prototipi usarono cuscinetti di particolare dimensione forniti da una azienda francese specializzata nella produzione di cuscinetti a sfera di particolari dimensioni, mentre le calotte in alluminio Ergal e gli assi in titanio furono commissionati a piccole aziende di San Lazzaro di Savena. I primi test effettuati da vari meccanici tra cui Ugo De Rosa (il tutto con grande discrezione per non irritare il produttore più importante dell’epoca) riscontrarono da subito un grande successo,

A metà degli anni ’70 a viteria e movimento centrale affiancarono serie sterzo in alluminio con piste in acciaio trattato, sfere libere da 1/8, e mozzi con cuscinetti a sfera, sempre alleggeriti con elementi in titanio ed Ergal, creando così un kit di componenti per bici professionali di altissimo livello che diventeranno negli anni a venire uno standard in tutto il mondo.

Nel 1976 fondarono la società F.T. Bologna (Frascari/Tullini) così da poter avviare la richiesta di brevetto dei loro progetti. Tempo addietro a San Lazzaro di Savena erano entrati in contatto con l’officina di produzione meccanica OMAS di Luciano Galassi, con il quale stipularono un accordo verbale che prevedeva, una volta conclusa la fase di brevetto, la costituzione di una nuova società per la produzione e vendita di componenti meccanici per biciclette, nel frattempo la F.T avrebbe venduto i propri prodotti  fatturati dalla OMAS come prodotti e referenze F.T. , infatti quest’ultima era già conosciuta nel mercato ciclistico e aveva già una sua clientela di specialisti in biciclette da corsa.

Sollecitato alla costituzione della nuova società, Galassi informò Tullini e Frascari che non aveva intenzione di onorare la promessa e che l’F.T. non avrebbe potuto brevettare il movimento centrale su cuscinetti a sfere avendone  l’OMAS già fatturato un pezzo come articolo F.T.  (per esigere un brevetto il prodotto non deve essere stato prima commercializzato). A seguito di questo comportamento del socio di fatto, Tullini e Frascari si trovarono così a dover ricominciare tutto da capo, senza nemmeno l’esclusiva delle proprie idee. Nonostante le difficoltà i due soci comunque non si scoraggiarono costituirono la loro società F.T. srl e negli anni successivi realizzarono altri prodotti innovativi ispirati alla leggerezza così come i pedali con asse in titanio montato su cuscinetti a sfere.

La F.T. Bologna fu la prima azienda al mondo ad introdurre movimento centrale, mozzi e pedali con movimento su cuscinetti sigillati, usati dai più importanti marchi dell’epoca per le bici di alta gamma o reparto corse, campioni come Ritter  e Moser scelsero componenti FT per il tentativo di record dell’ora.  L’azienda collaborò a lungo con marchi importanti , molte le aziende dell’epoca che ne imitarono le innovazioni, anche se nella maggior parte dei casi senza eguagliarne la qualità, ad esempio il movimento centrale Campagnolo Super Record con asse in titanio essendo di costruzione tradizionale, con sfere ingabbiate, ma non incastrato in due coscinetti sigillati, si danneggiava più facilmente ed era più flessibile di quello prodotto dalla F.T.

Paolo Tullini si ritirò dall’azienda alla fine degli anni ’70 e per oltre vent’anni non volle più avvicinarsi al mondo ciclistico, fino al giorno che cominciò a cimentarsi nel restauro di vecchie bici R, passando poi alle bici da corsa storiche, e da allora ha scritto e pubblicato due manuali : “La Bianchi Tour de France” e “Le Bianchi Folgorissima e Parigi- Roubaix, oltre a due volumi scritti con Paolo Amadori – “Le bici di Coppi” ed “I sarti italiani della bicicletta” editi da Ediciclo.

L’azienda chiuse definitivamente nel 1984.

Modena, 10 marzo 1979 Brevetto industriale N. 1029008 per il movimento centrale con cuscinetti a sfere,
depositato da Francari Antonio e Tullini Paolo.

 

Paolo Tullini, co-fondatore della F.T. Bologna / Foto Frameteller

Pedali, mozzi, movimento centrale in titanio e cuscinetti a sfera, serie sterzo e vitera in Ergal, F.T. Bologna / Foto Frameteller

FOTO OMEGA/PENAZZO 1984 CITTA DEL MESSICO FRANCESCO MOSER IN AZIONE NEL RECORD DELL_ORA DI CILISMO - FOTO OMEGA/PENAZZO 1984 CITTA DEL MESSICO FRANCESCO MOSER IN AZIONE NEL RECORD DELL'ORA DI CILISMOFrancesco Moser in azione per il record dell’ora del 1984 a Città del Messico.
Sulla bici monta mozzi e movimento centrale in titanio F.T. Bologna / Foto Omega/Penazzo.

Screen Shot 2016-04-11 at 12.19.40

pedali Andrey SakharovPedali F.T. con perno in titanio e cuscinetti sigillati.

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ft-bottom-bracket3 ft-bottom-bracket Movimento centrale F.T. con perno in titanio e cuscinetti sigillati / Foto Battibecco

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mozzi in titanio2Mozzi F.T. con perno in titanio e cuscinetti sigillati.

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serie sterzo-ftSerie sterzo F.T. modello “Extra Rolling” in lega leggera.

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ss pantografateSerie sterzo F.T. modello “Extra Rolling” pantografati per Ernesto Colnago.

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