DOSI

Fonti: intervista a Walter Dosi

Meccanico e costruttore per: Fiorella / Fancucine / Magniflex / Giacobazzi

Hanno corso con bici Dosi: Marco Pantani

Ha collaborato conRauler Paletti / Martini / Chierico

Walter Dosi, classe 1954, corridore nella categoria dilettanti fino al 1975 per la Giacomazzi è stato meccanico e saldatore per diversi team tra i quali Giacobazzi, Fiorelli, Fancucine e Magniflex.

Nel 1979 apre l’officina a Imola nella quale ha costruito per un ventennio raffinatissimi telai come il Futura, realizzato da Dosi a metà anni ’80 con speciali tubi disegnati da Luciano Paletti di Modena e prodotti dalla ORIA con una particolare forma schiacciata, sono infatti questi gli anni delle prime sperimentazioni sul design delle tubazioni per irrigidire e rendere più reattivi i telai delle bici.
Gli stessi tubi furono usati anche da Luciano Paletti nel suo modello Meteor strada e pista, il quale si distingue dal Futura per la marca di forcellini e congiunzioni, Silva per Paletti, Cinelli per Dosi.

Nel biennio ’90 e ’91 Walter è stato meccanico e saldatore della Giacobazzi, nel team c’era anche il giovane Pantani, il quale corse il Giro d’Italia dilettanti del 1991 in sella ad una bici Dosi.

I primi campioni del modello Futura ebbero dei problemi crepandosi vicino alla scatola del movimento centrale, Walter intervenne quindi sul design della piegatura dei tubi migliorandone anche l’estetica. Il Futura è rimasto in produzione fino al 1993.

Frutto della collaborazione con il maestro verniciatore Mario Martini di Lugo, le livree Dosi sono tra le più belle e originali degli anni ’70 e ’80.
La grafica delle livree esce dalla tradizione del tempo con un linguaggio fatto di segni astratti e tinte sfumate, mescolando stilemi derivati dall’estetica urbana e della moda anni ’80. Visitare l’officina Dosi in quegli anni era come entrare in una galleria d’arte contemporanea.

A inizio anni ’90 Dosi ha affidato la costruzione dei suoi telai all’amico Reclus Gozzi (Rauler) di Reggio Emilia. Oggi lavora insieme al figlio, anche lui ex dilettante, nel proprio negozio-officina dove oltre alla vendita di bici e accessori offrono un servizio di consulenza e assistenza di altissimo livello, basato sulla grande esperienza di tecnica del padre e la padronanza del figlio nelle nuove tecnologie.

Walter Dosi con la sua “Futura”, foto Frameteller

Dosi Crono

Dosi Futura, verniciatura “crack” by Mario Martini. Foto Eroica Cicli

Dosi AIR, foto Frameteller

Dosi Pista


SUZZI

Cicli Suzzi / Biciclette a mano su misura / Imola, via del Fossato 21  / primi anni ’20 – anni ’80

Collaborazioni: Alpi / Peloso / Marnati / Pelà / Colnago / Patelli / Picchio

I Suzzi, padre e figlio, hanno venduto biciclette a ciclisti amatori e professionisti per oltre ’60 anni. Poche le informazioni che è stato possibile recuperare su questo noto marchio bolognese nonostante oggi sia molto apprezzato e ricercato dai collezionisti di bici da corsa d’epoca.
Diversamente dal figlio Alfredo che si limitò all’assemblaggio di telai costruiti da terzisti, Suzzi era conosciuto nel territorio per l’abilità nel saldare telai in acciaio, in particolare per la raffinata eleganza dei telai da passeggio. L’officina per l’assemblaggio si trovava a Imola, mentre il negozio era a Bologna in via del Fossato 21. Nella bottega di Bologna Alfredo offriva splendide bici assemblate con telai marchiati a proprio nome e costruiti da blasonati artigiani italiani, tra i quali Marnati, Alpi, Peloso, Colnago, Chiesa, Picchio, Patelli e Pelà. Abile meccanico, Alfredo segui per diversi anni anche il corridore Diego Ronchini.
I telai erano firmati con decals adesive o direttamente verniciate sul telaio, raramente veniva impresso anche l’acronimo AS sulla scatola del movimento centrale, lo stemma stemma araldico nei toni dell’azzurro ben si accostava al particolare viola dei suoi telai che li rendeva immediatamente riconoscibili.

Enrico Brizzi, proprietario insieme al fratello di una bici Suzzi, racconta:

Mi si è aperto il cuore nel trovare la scheda sul vostro sito sulla ditta Suzzi, un pezzo di storia cittadina.
Dopo lungo apprendistato ciclistico, mio fratello e io fummo ammessi, ormai adolescenti, a comprare due bici da lui, gioielli che conservo con gelosia e mi ripropongo di restaurare.
Il tratto distintivo del vecchio Suzzi, omone dalle mani a tenaglia e fervido bestemmiatore come da tradizione anarchica imolese, stava nel fatto che prima di cederti una delle sue bici ti faceva fare il giuramento: dovevi guardarlo negli occhi e stringergli la mano, promettendo che l’avresti trattata bene. “Perché a me mi puoi anche prendere per il culo che non m’importa, ma sulle bici c’è il nome del mio babbo, e con lui non si scherza!.

Alfredo Suzzi è scomparso nel 1998 all’età di 96 anni.

Suzzi corsa fine anni '40. Telaio per cambio Campagnolo a 2 leve costruito da Antonio Alpi. Foto Frameteller.

Bici marcata Suzzi del 1950/51 con il cambio Parigi Roubaix. Il telaio sembra essere un Testi.

 

 

Suzzi anni ’60, conservato. Telaio “Freccia” costruito alla Colnago. Foto Frameteller.

Dettagli di un telaio marcato Suzzi e costruito da Antonio Alpi.

 


 

Suzzi del 1968, conservato. Telaio costruito da Pelà.

 

Suzzi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Peloso. Foto Frameteller

Suzzi primi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Picchio.

 

 

Suzzi anni ’80. Telaio costruito da Marnati. Foto Troppebici

 

 


Suzzi anni ’70, conservato. Telaio costruito da Marnati. Foto Legendary Bike.

     

 

 


Suzzi anni 70, conservato. Telaio costruito da Peloso. Foto Katsarasj.

Suzzi, anni ’70, conservato. Telaio Peloso.

   

 


Suzzi,  fine anni ’70, conservato. Costruttore non identificato.