ALPI

Ciclomeccanica Antonio Alpi / Biciclette su misura 


Fonti: Intervista ad Armando Castiglioni, meccanico per Alpi dal 1946 al 1952 / Artigiani e Biciclette in Romagna nel ‘900, di Ivan Neri, W. Berti Editore


Ha collaborato con: Ortelli, Fratelli Cavina, Nino Baldini, Testi, Villa, Suzzi, Vicini, Servadei

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Antonio Alpi, soprannominato Tugnazì nacque nel 1896 a Faenza e scomparve prematuramente nel 1959. Fu uno dei migliori artigiani costruttori di biciclette italiani nell’epoca Eroica. Il suo talento e le sue bici furono oggetto del desiderio per i corridori dell’epoca così come per diversi importanti marchi italiani. A fianco delle bici firmate a proprio nome collaborò con altri maestri della Regione come Vicini, Servadei, Ortelli, Fratelli Cavina, Nino Baldini, Testi e Suzzi. Nonostante la sua carriera di costruttore, che durò poco meno di trent’anni, fu ostacolata prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalla crisi del mercato delle bici che seguì per tutti gli anni ‘50,  riuscì nel produrre telai di altissimo livello ed a esprimere uno stile innovativo e originale. Molti giovani talenti hanno corso come dilettanti con le sue biciclette, tra questi Giuseppe Minardi che passò come professionista alla Legnano.

La carriera di Alpi iniziò negli anni ’20 come assistente da Ortelli a Faenza. Fu in quella officina che Antonio poté imparare il mestiere lavorando direttamente con Lazzaro Ortelli, ex fabbro e abilissimo artigiano, famoso per una eccezionale abilità manuale e precisione assoluta. Dagli anni ’20 agli anni ’40 dalla “scuola” Ortelli uscirono anche altri importanti telaisti come Aride de Fanza che costruì i telai per la Chiorda Salvarani.

Nei primi anni ‘30 Alpi aprì la propria attività a Faenza. Così come anche altri suoi colleghi a quel tempo l’attrezzatura necessaria se la costruì da solo per realizzare i primi telai firmati a proprio nome, così come quelli destinati ad altri marchi dell’Emilia e della Romagna. Già dai suoi primi telai dimostrò un importante talento insieme a creatività e precisione acquisiti dall’esperienza con Ortelli.
Nel 1943 fu assunto come capo meccanico alla Cicli Astor, azienda faentina fondata nel 1929 che, con una ventina di dipendenti, aveva raggiunto una dimensione notevole rispetto ai concorrenti del territorio.

I telai Alpi colpivano allora come oggi, per la precisione e la qualità nella costruzione del telaio, oltre che per la raffinata e originale lavorazione delle congiunzioni, e per l’abilità nella limatura. Lavorò per tutti i più importanti marchi dell’Emilia-Romagna che spesso si affidavano alle sue capacità per offrire biciclette speciali ai propri clienti. Nell’immediato dopo guerra importanti marchi del Nord Italia cercarono di assumerlo ma, a dimostrazione del suo carattere intraprendente, rifiutò sempre ogni incarico preferendo rimanere indipendente e autonomo.
Dal 1945 al 1952 fu assistito nelle fasi di saldatura in officina da Armando Castiglioni di Faenza. In quegli anni dalla sua bottega uscì uno tra i primi prototipi di supporto a rulli per l’allenamento dei ciclisti nei mesi invernali.
A cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50 Alpi, come molti colleghi a quel tempo, riuscì a creare la propria squadra nella categoria dilettanti, reclutando le giovani promesse della zona, alcuni dei quali, come il faentino Giuseppe Minardi, si confermarono poi poi dei veri e propri campioni.

Alpi affiancava alla passione per la bici quella per le motociclette, fu però quest’ultima ad essergli fatale quando, una notte del 1959 si scontrò in moto contro un trattore che avanzava sulla strada senza luci. A causa delle conseguenze dell’incidente morì a soli 63 anni quando era all’apice della sua carriera di artigiano, lasciando una preziosa eredità di bellissimi telai, molti dei quali furono poi utilizzati e rimarcati da altri marchi della Regione, a noi rimane la curiosità di cosa avrebbe potuto fare con le innovazioni tecnologiche che seguiranno negli anni successivi.

LA TECNICA DEL DISEGNO A RILIEVO SULL’ACCIAIO
Nell’officina di Ortelli Alpi imparò anche l’originale tecnica di realizzare scritte in rilievo colando dell’acido attraverso una maschera direttamente sul tubo d’acciaio prima di essere saldato al telaio, sistema che poi continò a studiare e approfondire fino a creare, nel 1936, un telaio interamente decorato con questa tecnica.
“Alpi abbelliva i telai utilizzando delel etichette, su cui, ancora prima della costruzione del triangolo portante della bici, colava un acido che face va risaltare la scritta con il suo nome. Qualche pezzo per amici lo fece addirittura con disegni in rilievo su tutto il telaio, penso ne abbiamo fatti 3 o 4 al massimo. Un altro abbellimento che apportava ad ogni sua opera, era la scanalatura delle forcelle a mano con uno particolare attrezzo costruito che si era costruito”. – Armando Castiglioni

Telaio sportivo anni ’30

Telai Alpi costruiti per Suzzi Bologna, anni ’40

Telaio corsa anni ’40

Alpi corsa fine anni ’40 marcata Fratelli Cavina Faenza, cambio bolognese PGR

Alpi 1947 per Campagnolo Parigi Roubaix

Telaio Alpi corsa 1948 con forcellini Simplex

Alpi corsa fine anni ’50 marcata Fratelli Cavina Faenza

Alpi corsa primi anni ’50 marcata Galloni Bologna

Alpi corsa 1953, conservata – foto Frameteller

Alpi corsa 1964, marcata Ortelli, conservata – foto Frameteller

IL DESIGN DEI TELAI ALPI

Oltre al fregio Alpi rendeva unici i propri telai con diversi particolari originali, spesso come una vera e propria firma, facilmente riconoscibile e a prova di imitazioni.

IL NODO SELLA

Immediatamente riconoscibili grazie al particolare alleggerimento con 5 o 7 fori passanti con diametro a scalare.

LE CONGIUNZIONI

Le congiunzioni, spesso Nervex, dei telai Alpi sono sempre molto curate e personalizzate con un disegno originale e distintivo.

FREGIO E PUNZONATURE

Il fregio Alpi non ha subito modifiche nell’arco dei trent’anni di produzione. Sul tubo sterzo erano punzonati numero seriale – gli ultimi 2 numeri per l’anno di costruzione del telaio – e la dicitura “Cicli Alpi Faenza”.


Somec Special '75

Somec Special – 1975
Condition: Preserved
Framebuilder: Somec
Frame number: 204
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Campagnolo Super Record 1St generation
Saddle: Cinelli Uncanitor
Handebar/Stem:  Cinelli Criterium
Rims: Nisi
Ph. Frameteller

       

 


Somec Air 2001 1983

Somec Air 2001 - 1983
Condition: Preserved
Framebuilder: Somec
Frame number: A 189
Frame/Fork: Columbus AIR
Lugs: /
Group: Campagnolo Super Record Titanium
Brake levers: Modolo Kronos
Saddle: San Marco Rolls
Handebar/Stem:  Cinelli Criterium
Rims: Nisi
Ph. Frameteller

       

 


F.LLI GUERRA

Fonti: Artigiani e BiciClette in Romagna nel ‘900, di Ivan Neri, W. Berti Editore

I fratelli Guerra in tutto erano sei, Luigi nel 1916 fu l’unico a nascere a Lugo mentre gli altri fratelli nacquero a S. Potito, nelle campagne lughesi dove la famiglia abitava. La madre morì quando i figli erano ancora molto giovani, il padre lavorava in una cantina d’inverno e vendeva angurie d’estate, alla morte della moglie fu costretto a mandare i figli nel collegio statale Villa S. Martino nei pressi di Lugo, dove ebbero la possibilità di acquisire quella formazione tecnica di base, oltre al diploma statale di specializzazione che era negata alla maggior parte degli artigiani di quel tempo.

Durante gli studi Luigi Guerra, oltre alla saldatura, imparò anche a lavorare a mano il metallo, creando delle vere e proprie sculture in acciaio. Al termine degli studi in collegio ricevette l’offerta di lavorare presso la Cassa di Risparmio, un lavoro sicuro e molto ambito a quei tempi, al quale però egli preferì il lavoro manuale in officina. Fu così che negli anni ’30 comincio a lavorare presso l’officina Cantagalli con i tre fratelli.

La Cantagalli al tempo poteva contare su una ventina di dipendenti, oltre alla rivendita di pezzi di ricambio e biciclette da strada e sportive costruivano anche biciclette marchiate con il nome “Atlas”. I fratelli Guerra, grazie alla specializzazione, erano tra i pochi saper saldare e verniciare telai e vennero tutti incaricati della direzione dei reparti produttivi, Luigi e il suo futuro socio alla saldatura, gli altri due alla verniciatura. Tutti erano profondamente legati dalla passione della bicicletta e affiatati sul lavoro, dopo l’officina andavano a farsi un giro sulle biciclette che si erano costruiti da soli. Uno dei fratelli morì di infarto pochi anni dopo a soli 20 anni.

Nel 1938 Luigi Guerra partì per il servizio militare in Africa per tornare a casa solo nel 1944 dove ricominciò subito a lavorare presso la Cantagalli. Solo due anni dopo con il fratello aprirono la propria officina nel centro di Lugo, prsso la casa di famiglia della moglie di Luigi.

L’attrezzatura necessaria in gran parte se la costruirono da soli mentre per i componenti, che acquistavano da Cantagalli o da venditori di Faenza e Bologna, sceglievano solo il meglio, Campagnolo per il cambio, Cinelli per i manubri e i raggi in acciaio Inox per le ruote. Nei primi anni del dopoguerra, date le condizioni economiche e sociali, in pochi potevano permettersi di acquistare una bicicletta e spesso solo a rate di dieci anni. Famiglie molto numerose condividevano quindi solo una sola bicicletta che di solito era ad uso esclusivo del capofamiglia e a turno per gli altri.

Nei primi anni 50 nell’officina Guerra lavorano 4 giovani apprendisti: Angelo Banini, Mauro Savioli e Dalborgo, dieci anni dopo, con il boom economico e l’espansione del mercato della bicicletta sportiva, l’azienda si specializzò nella costruzione di bici da corsa per amatori e professionisti. Molte le collaborazioni e i telai costruiti per altri marchi della Regione, di particolare importanza la collaborazione con Antonio Alpi e l’officina Ortelli di Faenza.

L’officina F.lli Guerra di Lugo chiuse nel 1984. Luigi Guerra morì all’età di 82 anni, fino alla fine continuò ad usare la bicicletta.

Gruppo Sportivo Gurra, 1948 Lugo di Romagna

Dettagli di una bici Guerra della fine degli anni ’50. Restaurata.

Dettagli telaio Guerra anni ’60. Dalle congiunzioni e dal nodo sella con vite passante è evidente la collaborazione con Ortelli di Faenza.

Guerra anni ’70

Dettagli telaio Guerra anni ’70, congiunzioni Nervex e forcellini Zeus

Telaio guerra primi anni ’80.
Restaurato con decals Grandis, evidentemente il proprietario ha confuso il simbolo dei F.lli Guerra pantografato sulla testa forcella con quello del marchio veneto.


MARTINI

F.lli Martini / Verniciatura telai / Lugo (RA), Italy / 1972 – In attività

Fonti: intervista a Mario Martini / Articolo dal quotidiano “Sabato sera” di Lou Del Bello.

Ha collaborato con: Somec / Vicini / Colner / Ronchini / Adriatica / Egan / Dosi Patelli / Sintesi, Brunetti / Cicli Faenza / EGAM (…).

 

Le biciclette da corsa italiane sono famose nel mondo per il design artigianale, la qualità delle tubazioni e dei componenti. Un altra capacità ci è sempre stata riconosciuta e invidiata è l’eleganza e l’originalità delle livree. Innovazione meccanica/telaistica e design in Italia sono infatti da sempre vestite con eleganti scelte grafiche. Tra i maestri che hanno dato vita alle verniciature più belle e originali nella storia della bicicletta il più originale e creativo è stato sicuramente Mario Martini di Lugo, il primo al mondo a donare ai telai la vernice sfumata rivoluzionando il modo di “vestire” le biciclette.

“L’idea nacque grazie ad un ragazzo di Ravenna che mi chiese di verniciare tutte le bici della squadra di cicloturisti con gli stessi colori della loro maglia. Era una cosa mai fatta prima, ma decisi di provare. Lavorai per tre intere notti, facendo e disfacendo finché non trovai che il lavoro era veramente perfetto. Al mattino del quarto giorno il telaio era una vera bellezza e il successo fu incredibile. Alla seguente fiera di Milano presentai tre modelli sfumati e tre disegnati, dopo dieci giorni i telefoni erano bollenti, non facevamo in tempo a raccogliere le ordinazioni. Purtroppo non avevamo strutturati per accontentare così tanti clienti, e da quel punto di vista perdemmo un treno perché poi molti si rivolsero altrove. Era il 1990 e da allora tutti i telai sfoggiarono ogni tipo di sfumatura.”

 

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Mario Martini

Lo stilista delle bici.

La carriera di Mario Martini, classe 1945 inizia alla fine degli anni ’60, diciottenne viene assunto come cromatore insieme al fratello Sergio alla Vertel di Lugo a cui viene affidata invece la verniciatura. Alcuni anni dopo la Vertel chiude e i due fratelli insieme ad altri colleghi uniscono le forze per dare vita ad una nuova azienda di verniciatura.
Nel 1972 fondano la F.lli Martini verniciatura e sabbiatura nella quale entra  anche il terzo fratello Giovanni. I primi anni sono i più duri, oltre alla verniciatura di telai per l’Adriatica di Pesaro e le Graziella della EGAM di Forlì, eseguono anche lavori pesanti come la verniciatura di silos industriali.
Nella seconda metà degli anni ’70 le prime commissioni sulle bici da corsa da parte di Umberto Patelli di Bologna ed è subito successo, da quel momento in poi sfileranno da Martini gran parte dei costruttori della regione, alcuni anche da Padova, tra i tanti Paletti, Dosi, Adriatica, Vicini, Sintesi, Cicli Faenza, Ronchini, Colner e soprattutto la Somec. In un anno dalla F.lli Martini escono verniciati fino a 3.500 telai per biciclette da corsa.

Dei tre fratelli l’artista del colore è Mario, sempre alla continua ricerca di nuove soluzioni, per lui la sperimentazione (anche su damigiane di vetro) è abitudine quotidiana. Perfeziona nel tempo stili grafici inediti ed eleganti, mixando spruzzi astratti, sfumature di colore e forme geometriche che si intersecano in trasparenza, i suoi “pezzi” fanno storia e vengono imitati ancora oggi da piccole e grandi aziende, in Italia e all’estero.

Prima si stende un fondo anticorrosione, poi carteggiato miniziusamente il telaio si passa alla verniciatura vera e propria, con lo smalto e infine si crea il disegno. Questa parte finale, quelal che crea la personalità del telaio, si fa con una piccola pistola a spruzzo: ci vuole la mano allenata, ma è in questa fase che scatta la scintilla della creatività! Quando si inizia, non c’è un’idea ben definita, l’insieme si precisa quasi da solo, ogni spruzzo di colore o effetto grafico ne suggerisce un altro, e alla fine il risultato e qualcosa di originale, sempre armonico. Bisogna però essere minuziosi se si sbaglia anche solo un dettaglio si deve ricominciare da capo, non è come una tela che si può cambiare se il risultato non piace“.

Talvolta collaboro con artisti dell’aerografo, sono in grado di creare sul telaio dipinto da noi delle figure di grande effetto, come animali o fulmini, questi pezzi unici potevano costare fino a 1.500 euro.”

In quarant’anni di carriera Mario Martini ha elaborato un proprio linguaggio di texture e motivi grafici che ha generato un mondo di segni unico e inconfondibile. A 70 anni arrivato alla pensione si è ritirato dall’azienda, nonostante le sue opere siano ancora molto richieste in Italia e all’estero.

Rispetto alle origini, però, anche qui il mercato è cambiato molto, e così l’indirizzo professionale, anni fa, la bicicletta era un oggetto prezioso, e quindi doveva essere ben rifinita, c’era l’attenzione per i dettagli, poi è finito tutto, non c’è più lo stimolo, adesso si spende poco, il commercio dall’oriente ha distrutto questo mercato e le grandi aziende verniciano automaticamente il loro prodotto per ridurre i costi.”

 

 

Intervista a Mario Martini / By Ciclismo Furioso

 

Il marchio F.lli martini con il cavallino rampante (simbolo usato da famoso pilota Francesco Baracca di Lugo e in seguito adottato dalla Ferrari)

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Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson
Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson

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Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson

Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson

 

Livrea Somec by Martini Lugo.
Livrea Somec by Martini Lugo. Foto cicli vintage italia

 

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Livrea by Martini Lugo. Foto flick/phil g

Telaio Somec a TIG con saldature limate a mano.
Livrea Somec by Martini Lugo. Foto Cicli vintage italia.

 

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Livrea Somec by Martini Lugo.

 

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Livrea Dosi by Martini Lugo.
Livrea Dosi by Martini Lugo. Foto eroica cicli

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Livrea Dosi by Martini Lugo.

Livrea Dosi by Martini Lugo.
Livrea Dosi by Martini Lugo.

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Livrea Dosi by Martini Lugo.

 

Livrea Dosi by Martini Lugo.

 


SOMEC

SOMEC Società Meccanica / Biciclette su misura / Lugo di Romagna, (RA)

Via S. Martino, 1/A – S. Agata sul Santerno (RA) Italia / 1973 – In attività


Fonte: Classic randezvous / Somec

Ha collaborato con: Mario Martini

Palmarès: Monica Bandini campione del Mondo 50 km a cronometro a squadre a Renaix, 1988 / Elisio Torresi campione italiano Juniores 1991

> Catalogo 1986 > Catalogo Somec

 

SOMEC (Società Meccanica) nasce nel 1973 a Consolice in provincia di Ravenna dai soci Oliviero Gallegati, Pierino Scarponi e Giuliano Montanari.
Montanari e Gallegati si conobbero nell’ambiente delle corse giovanili quando dirigevano le squadre ciclistiche dei ragazzi della Baracca Lugo, entrambi lavoravano nel settore meccanico. Aprirono la SOMEC puntando dapprima sul settore della carpenteria meccanica e, solo come seconda attività, la produzione di biciclette, che però divenne già dal 1985 quella di maggior successo con 1300 biciclette sportive.
Le “biciclette speciali SOMEC” nei primi anni erano costruite esclusivamente su misura per i ciclisti della zona, in seguito grazie alla lavorazione artigianale di alto livello offerta dall’azienda e alla partecipazione a fiere internazionali, vennero apprezzate ed acquistate anche all’estero . Il metodo per la costruzione negli anni ’70 era la saldo brasatura con castolin di tubi Columbus.
Nel 1976 l’azienda si è trasferì a 30 km, da Conselice a S. Agata sul Santerno, i telai prodotti dagli anni ’80 ai ’90 erano all’incirca 1.900 annui, per un totale  ad oggi di circa 25.000.  Un telaio SOMEC costava all’incirca dalle 80.000 Lire negli anni ’70 fino a 1.000.000 di Lire nel 1990. La verniciatura fino al 2001 era affidata al grande maestro Martini di Lugo.

Per marchiare le sue bici Gallegati sceglie il disegno del Tulipano, simbolo di colore ed eleganza, spesso affiancato dalla silhouette del Cavallino Rampante usato del famoso aviatore lughese Francesco Baracca, vissuto tra ‘800 e ‘900, donato dalla famiglia Baracca alla scuderia Ferrari che lo usò, modificandone la forma della coda, come stemma da apporre sulle prestigiose autovetture.

Oltre che per innovazione, qualità e design, Somec si è distinta dalla forte concorrenza anche per l’originalità dei disegni di livrea e pantografie, tutti i telai dell’azienda sono stati infatti decorati a mano dal maestro Mario Martini di Lugo, tra i più creativi e ricercati verniciatori di telai tra gli anni ’70 e ’90.

 

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Oliviero Gallegati, Amministratore Delegato SOMEC

 

Sede Somec – Lugo di Romagna, Emilia-Romagna, Italia

 

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Stand Somec alla Fiera del Ciclo di Milano, fine anni ’70. Nella foto Erik Pettersson (secondo da sinistra) e Gösta “Fåglum” Pettersson (terzo da sinistra), vincitore del Giro d’Italia del 1971), al loro ritiro dalla carriera agonistica furono distributori Somec in Svezia, presso il loro negozio Racerdepån a Vårgårda. / Foto archivio storico Somec

 

Officina Somec / foto dal catalogo del 1986

 

Il famoso pilota Francesco Baracca davanti al suo aereo con il simbolo del Cavallo Rampante
Il pilota Francesco Baracca davanti al suo aereo con il simbolo del Cavallino Rampante

 

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Livrea Somec anni ’80. Foto via flickr/watson3

 

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Alleggerimento scatola movimento centrale con il simbolo del tulipano Somec / Foto The Bike Place

 

 

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Livree Somec create da Mario Martini di Lugo – Catalogo Somec 1986

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Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson
Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

 

Elegante innovazione.

Grazie all’abilità di telaisti come Lacchini e Pasquali insieme alle idee e alle capacità tecniche di Gallegati, Somec si distingue già dai primi modelli per le diverse modifiche migliorative apportate ai propri telai, innovazioni mai brevettate ed in seguito adottate anche da altri costruttori.
Alla fine degli anni ’70 Somec è la prima a saldare i foderi posteriori verticali direttamente negli attacchi della vite reggisella, fino ad allora infatti venivano saldati nel tubo verticale ma più in basso. L’eleganza di questa innovazione, che mantiene inalterata la rigidità del telaio, rimarrà a lungo uno degli elementi distintivi dei telai SOMEC.
Altra invenzione dello stesso periodo è il ponticello per l’attacco freno posteriore con la particolare forma arcuata che segue la linea della pinza, mentre nel 1986/897 Somec è la prima al mondo a creare il passaggio dei cavi all’interno del tubo sterzo.

 

I forcellini posteriori verticali saldati direttamente agli attacchi della vite stringisella. Design by Somec. Foto flickr/adam
I forcellini posteriori verticali saldati direttamente agli attacchi della vite stringisella. Design by Somec. Foto flickr/adam

Il ponticello per l’attacco del freno posteriore a forma incurvata. Design by Somec / Foto via flickr/jeff rumbold.

Telaio Somec saldato a TIG con il passaggio dei cavi per i freni interni allo sterzo. Foto flickr/manic eden.

 

Non solo telai.

La creatività di Gallegati si estende anche alla produzioni di attrezzature per la costruzione delle bici – altra attitudine in comune con gli artigiani della regione. Sostenitore fin dagli albori del telaio su misura e occorrendogli uno strumento che lo aiutasse ad ottimizzare questa necessità, negli anni ’70 inventa il Ciclomaster, attrezzo utile a prendere in modo preciso le misure del ciclista, attrezzo poi imitato da altri.

 

Il Ciclomaster inventato da Oliviero Gallegati. Foto dal catalogo del 1986.

 

Alluminio e TIG.

Alla fine degli anni ’80 SOMEC continua ad esprimere la propria vocazione innovativa anche su telai in alluminio, per primi limano a mano le saldature, e nei telai in acciaio saldati a TIG dove per la prima volta fili dei freni sono nascosti all’interno delllo sterzo. Oggi la SOMEC, guidata sempre da Oliviero Gallegati insieme alla figlia Lara, esporta telai speciali su misura in tutto il mondo.

Telaio Somec a TIG con saldature limate a mano.
Telaio Somec saldato a TIG. Foto flickr/cicli vintage italia.

 


 

Galleria immagini biciclette

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Uno dei primi telai Somec, realizzato nella prima sede a Conselice, N. 24, circa 1973.

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Somec Special strada n. 204, 1975 – Foto Frameteller

 

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Somec pista fine anni ’70 / Foto The Bike Place

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Somec Super Record strada 1979

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Copertina catalogo Somec fine anni ’80

 

Somec Pista Art. 1101 – catalogo Somec 1983

 

Somec Crono pista Art. 1100 – catalogo Somec 1983

 

Somec crono strada / Foto Loris Casolari

 

Somec Air 2001 strada – Art. 1022 – catalogo 1983

 

Somec Air 2001 del 1983 – Foto Frameteller

 

Somec modello Air Super Record.
Somec Air Super Record – catalogo Somec 1986

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Telaio Somec Air 2001 – 1986

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Somec modello Super Air Crono.
Somec Super Air Crono C Record – catalogo Somec 1986

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Somec Air 2001 C Record – catalogo Somec 1986

Somec Air 2001 C Record 1986 / Foto Vintage Bike Art

Somec Air Super Record 1986 / Foto Vintage Bike Art

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Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson
Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

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Livrea Somec by Martini Lugo. foto via flickr/ john watson
Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

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Livrea Somec creata a mano dal maestro Martini di Lugo. Foto via flickr/ John Watson

Abbigliamento Somec – catalogo 1983

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Gruppo Gruppo Campagnolo C Record pantografato Somec – Catalogo 1986

Gruppo Campagnolo Super Record placcato oro e pantografato Somec, Pat. 82. Foto GB Legendary Bikes.

 

Gruppo C Record pantografato Somec / Foto Vintage Bike Art

 

 

Guarnitura pantografata Somec. foto via flickr/jeff rumbold
Componenti pantografati Somec. Foto Flickr/ jeff rumbold

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Telaio Somec a TIG con saldature limate a mano.
Telaio Somec ProMax saldato a TIG. Foto flickr/cicli vintage italia.

 

Telaio Somec a TIG con saldature limate a mano.
Telaio Somec saldato a TIG. Foto flickr/anders