Paletti Meteor 1986
Paletti Meteor 1985/86
Condition: Preserved
Framebuilder: Unknow
Frame design patent: Paletti, Dosi
Paintwork: Mario Martini
Frame number: 746
Frame/Fork: Oria Molibdeno Mannesmann, Paletti Patent
Group: Campagnolo Super Record
Ph. Frameteller
Paletti prototype 1980
Paletti Luciano prototype 1980
Condition: Preserved
Framebuilder: Luciano Paletti / Modena
Group: Campagnolo Record
Rims: Campagnolo Shamal
Saddle: Selle Italia
Ph. Frameteller
Note: details on this unique prototype in Paletti's bio.
Paletti PMZ '80
Paletti PMZ Lighting 1980
Condition: Preserved
Framebuilder: Luciano Paletti, Mattioli, Zanasi
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Campagnolo Super Record
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: 3TTT
Rims: Mavic GP4
Ph. Frameteller
Virginia '85
Virginia Specialissima 1985
Condition: Preserved
Framebuilder: Orazio Grenzi
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SLX
Lugs: /
Group: Campagnolo Super Record
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: Cinelli
Rims: Nisi
Ph. Frameteller
Virginia '82
Virginia 1982
Condition: Preserved
Framebuilder: Orazio Grenzi
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Gipiemme Crono Sprint
Saddle: San Marco Gi-Lux
Handebar/Stem: 3TTT
Rims: Fiamme
Ph. Frameteller
Savigni De Rosa '72
Savigni Super Corsa by De Rosa 1972
Condition: Preserved
Framebuilder: De Rosa
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Campagnolo Nuovo Record
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: Cinelli
Rims: Nisi
Ph. Frameteller
MESSORI
MESSORI
Modena 1926 – 2015
Fonti: Luca Campanale, Paolo Chiossi, Stefano Orlandi nipote di Messori
Lino Messori, lontano parente di quel Carlo Messori vincitore di titoli mondiali negli anni ’30 e marito di Alfonsina Strada ciclista e pioniera della parificazione fra i sessi, è nato a Modena il 24 febbraio del 1926, personaggio eclettico, artigiano estremamente abile, curioso e creativo, come gli “artisti-artigiani” del Rinascimento riuscì nella difficile arte della fusione di bellezza e funzionalità. Fin da giovanissimo era appassionato di bici e ciclismo e si impegnò come corridore dilettante fino all’avvento della guerra. Per almeno un ventennio, a partire dagli anni ’50 e fino ai ’70, il suo lavoro principale fu la gestione di una importante azienda di stampaggi aperta con altri soci nei primi anni ’50. Nonostante non fosse il suo lavoro primario riuscì comunque ad intraprendere, con risultati di alto livello, anche la professione di artigiano costruttore di telai da corsa, a quei tempi (e anche oggi) un lavoro decisamente impegnativo sia dal punto di vista fisico che tecnico.
Lino Messori con Ernesto Colnago
Le prime nozioni di costruttore Lino le apprese dal padre che costruiva biciclette da passeggio nel proprio negozio a Modena in via Livizzani, competenze che ampliò ai telai da corsa presso la sede milanese della Cinelli, dove spesso si recava per acquistare il materiale necessario all’officina. Nei primi anni ’50 il suo lavoro era già noto e apprezzato anche da ciclisti professionisti come Liberati, il campione ferrarese Attilio Lambertini, gregario di Bartali negli anni ’50, il modenese Walter Generati, capitano della Gloria (1940-42). Il tavolo di riscontro dell’officina fu realizzato trasformando un tavolo in acciaio della Panini che serviva per mischiare e imbustare le famose figurine, Lino si unì in matrimonio con la figlia di Panini, per il quale costruì anche una bicicletta.
Grazie agli introiti della propria azienda potè gestire questo secondo lavoro senza i limiti di tempo imposti dai margini di profitto. Ad ogni fase di lavorazione di ogni singolo telaio, dall’ideazione, all’applicazione delle decals, potè dedicare molto tempo e lavoro, a volte anche 7 giorni, fino ad arrivare alla massima perfezione. Nell’arco della sua intera carriera di costruttore realizzò solo 120 telai, tutti pezzi unici e originali. Oltre alle estrema qualità e originalità delle sue bici, una delle caratteristiche estetiche e funzionali che distinguevano tutti i telai Messori era la cromatura sotto alla vernice impiegata per preservare il telaio dall’ossidazione. Costruì telai anche per altri marchi del modenese come Luciano Paletti.
Alla fine degli anni ’70 Messori vendette l’azienda e si tornò a concentrarsi di nuovo a tempo pieno sulle biciclette riaprendo un negozio in via Ventimiglia. Fu in quel periodo che, attraverso l’amico Corradi, agente e organizzatore di corse ciclistiche, entrò in contatto con Ernesto Colnago per il quale diventò poi rivenditore. Durante una visita di lavoro nella “Boutique”, così Messori battezza la propria officina di 160mq in centro a Modena, Colnago apprezzò la qualità dei suoi telai e decise di commissionargli alcune lavorazioni complesse come la piegatura dei piantoni per le bici da crono, operazione che all’epoca in pochi erano in grado di eseguire a mano con precisione e senza difetti. Sempre per Colnago realizzò due telai interamente in titanio, forcellini compresi. Nei primi anni ’80 sperimentò la saldatura a TIG e realizzò un carro posteriore con il fodero destro in posizione leggermente asimmetrica per poter mantenere la campanatura della ruota e renderla così più resistente alle forti sollecitazioni.
La collaborazione proseguì con reciproca soddisfazione per diversi anni, Messori fu anche l’ispiratore del concept per la forcella “Precisa” prodotta da Colnago, il quale non perse mai occasione per dimostrargli sincero rispetto e ammirazione per l’artigiano modenese.
Uno delle bici più originali Messori fu sicuramente il modello “Forata” che, su commissione di Ernesto, venne creata come “scultura” per attirare il pubblico negli stand Colnago alla fiera di Milano. Il problema fu che il telaio, così originale e affascinante “rubava” tutta l’attenzione a scapito dei modelli Colnago, ironia della sorte, a Messori fu quindi chiesto di rimuoverla per eccesso di ammirazione. La tenuta dei tubi nonostante i fori così ampi, fu possibile grazie al particolare filo di acciaio da 8mm saldato intorno alle aperture per irrigidire l’area.
A testimonianza della sua attitudine eclettica, oltre alla carriera di imprenditore e di costruttori di bici si è impegnato nella boxe e nel canto, accompagnando anche il maestro Luciano Pavarotti in diverse tournèe nel mondo, ha costruito chitarre in metallo di una in ottone e ha scritto diversi racconti e poesie pubblicati sia in dialetto modenese che in italiano.
Lino ci ha lasciati nel 2015, ma alcuni dei suoi attrezzi continuano a vivere nell’officina pugliese di Gabriele Ardito.
Messori Specialissima 1981. Foto Frameteller
Messori aggiungeva le iniziali del nome del corridore sul tubo orizzontale,
in questo caso “A.D.” solo per le biciclette speciali realizzate per gli amici.
Galleria completa immagini qui.
Lino Messori - Alla velocità del cuore / At the speed of heart
Lino Messori said of himself “I am nobody, but I did a bit of everything”. Born in 1926, in Modena, Italy, Lino quickly became a local fixture both for his incomparable skills and his personality. A master frame builder who also followed a myriad of different passions, spanning from singing with opera legend Luciano Pavarotti to never losing a single boxing match.
Lino Messori made 150 bespoke bikes over the span of his career, many of which were very special for the time and still today.
Film by Luca Campanale. Inspired by Paolo Chiossi. In collaboration with Davide Fonda, Marco Brandoli, Pongo Films and Plus NYC. Music By: Possimiste, Assif Tsahar, Peter Kowald & Rashied Ali.
"Io non sono nessuno, ma ho fatto di tutto"
— Lino Messori
PALETTI
PALETTI
Modena 1971 – in attività
Fonti: intervista a Michele e Giuliana Paletti
Hanno corso con bici Paletti: Michele Paletti: campione italiano Juniores e Allievi, Mapei – Tour de France, nazionale italiana. / Riccardo Riccò campione italiano Juniores / Claudio Vandelli, Oro olimpico, cronometro a squadre, Los Angeles
Ha collaborato con: De Rosa / Savigni / Marastoni / Dosi / Grenzi-Virginia / Giuseppe Pelà
Brevetti: Leve del cambio al tubo con fili interni al telaio / Deragliatore anteriore regolabile fissato al telaio / Tubi sagomati Oria / Prototipazione telai
Ci sono persone che attraverso immaginazione e sensibilità creativa riescono ad vedere il futuro e a dargli forma con le proprie mani, Luciano Paletti, artigiano del modenese, nel corso della sua carriera di meccanico ha disegnato, realizzato e brevettato alcune rivoluzionarie innovazioni nella telaistica delle biciclette con almeno trent’anni di anticipo rispetto ai colossi internazionali.
Luciano nasce a Bondeno nel 1947, da giovane corre in bici fino alla categoria dilettanti, oltre allo sport in sé ad appassionarlo è anche la “macchina” bicicletta e il suo funzionamento, alla fine degli anni ’60 lavora nelle botteghe di diversi artigiani del modenese tra le quali quella del telaista Orazio Grenzi dove, oltre alle fondamentali nozioni tecniche apprende anche lo spirito innovativo del maestro.
Nel 1972 Grenzi accetta la proposta dall’imprenditore Eugenio Rampinelli (vedi Cobra® by Roto) di dirigere la 3T Tecnotelai di Bologna, vende quindi l’officina di Vaciglio (Modena) a Paletti, il quale poi per qualche anno marcherà i telai con la doppia firma Grenzi/Paletti. Lo scambio tra i due artigiani proseguirà anche negli anni a venire, è infatti proprio grazie al passaggio dell’attività che Paletti entra in contatto con il sig. Ognibene, l’ingegnere modenese che aveva collaborato con Grenzi nella realizzazione delle sue invenzioni e che sarà poi l’artefice della complessa ingegnerizzazione dei brevetti di Paletti alla fine fine anni ’70.
La sera, dopo il lavoro, Luciano continua a sperimentare nella cantina di casa, dove costruisce la sua prima bici. Nel 1969 il meccanico Savigni di Castelnuovo lo accompagna a Milano per presentarlo a De Rosa, è qui, nell’officina milanese del grande artigiano che probabilmente Paletti decide cosa farà da grande, nei mesi successivi torna più volte nell’officina di De Rosa come aiutante per apprenderne il più possibile i segreti.
Bicicletta da strada Savigni con telaio De Rosa, 1970-71. / Galleria immagini completa qui / Foto Frameteller
Bici strada modello Gran Criterium firmata Virginia Paletti. I primi telai di Paletti riportavano la doppia firma ed erano costruiti da Orazio Grenzi. Congiunzioni Nervex, scatola movimento centrale Roto alleggerita.
RIVOLUZIONE IN 3 ATTI
Modena 1972, a pochi chilometri da Maranello e la Ferrari, Paletti apre la sua officina. In pochi anni acquisisce le nozioni necessarie per sperimentare nuove soluzioni migliorative nella telaistica e nella meccanica delle biciclette. A metà degli anni settanta, probabilmente stimolato anche dai tentativi dell’amico Licinio Marastoni, lavora ad una soluzione per fissare il deragliatore anteriore direttamente al telaio, nasce così il primo prototipo, elegante, funzionale, leggero e, a differenza di quelli realizzati da Marastoni, regolabile in altezza. Nel 1978 deposita l’invenzione all’Ufficio Brevetti, il primo vero attacco a saldare per deragliatore è ufficialmente realtà.
Nel 1980 altre due importantissime invenzioni di Paletti, coadiuvato dal brillante lavoro progettuale dell’ingegnere Ognibene di Modena conosciuto grazie a Grenzi, brevetta dei particolari comandi del cambio con i cavi interni al tubo diagonale, la sua attenzione si sposta poi ai freni e con trent’anni di anticipo progetta e realizza un sistema per inserirli all’interno del telaio della bici. I tre brevetti, caratterizzati per l’alto livello di innovazione, design e progetto ingegneristico, fanno in realtà parte di un unico e affascinante progetto: la bici completamente senza cavi a vista, dopo quattro anni di lavoro, 680 ore di ingegneria e un investimento di quasi 30 milioni di lire, nell’ottobre del 1981 il sogno diventa realtà e il prototipo verrà presentato ufficialmente al mercato nella fiera di Milano del 1983.
Paletti Laser anni ’80 con livrea di Mario Martini / Foto Loris Casolari
Paletti strada primi anni 70. Alleggerimento congiunzioni serie sterzo simile a quelle sei modelli Somec dello stesso periodo. Perno freni e attacco deragliatore anteriore saldati al telaio (come nei modelli di Grenzi e Marastoni). I primi telai di Paletti e Grenzi (Virginia) montavano spesso scatole del movimento centrale realizzate da Giuseppe Pelà. Nella foto si notano inoltre le guide dei cavi dei deragliatori saldati al telaio, riscontrabili nei telai di Marastoni degli stessi anni, a dimostrazione di come ogni piccola innovazione fosse condivisa in breve tempo dai migliori artigiani della zona.
Paletti strada primi anni 70. Alleggerimento congiunzioni serie sterzo simile a quelle sei modelli Somec dello stesso periodo. Perno freni e attacco deragliatore anteriore saldati al telaio (come nei modelli di Grenzi e Marastoni). I primi telai di Paletti e Grenzi (Virginia) montavano spesso scatole del movimento centrale realizzate da Giuseppe Pelà. Nella foto si notano inoltre le guide dei cavi dei deragliatori saldati al telaio, riscontrabili nei telai di Marastoni degli stessi anni, a dimostrazione di come ogni piccola innovazione fosse condivisa in breve tempo dai migliori artigiani della zona.
In 43 anni di attività i modelli Paletti, tutti numerati, si caratterizzano per qualità del telaio e componentistica, precisione esecutiva, design ricercato e grafica originale, nella vasta gamma si distingue il Meteor strada e pista, oggi molto ricercato dai collezionisti, per questo modello Paletti disegno e fece realizzare dalla ORIA tubi speciali con una originale forma incavata, successivamente usati anche da Walter Dosi per il suo modello Futura nel 1975.
Etichetta tubi ORIA in acciaio Molibdeno realizzati su disegno di Luciano Paletti.
Paletti strada Meteor, tubi Oria su disegno originale di Walter Dosi e Paletti. Galleria immagini completa qui. Foto Frameteller
Paletti Meteor seconda generazione.
Prototipo per telaio da strada – design di Luciano Paletti. Progetto PMZ, società fondata da Paletti con i soci Mattioli e Zanasi.
In seguito alla chiusura della PMZ Mattioli e Zanasi aprirono prima la MAZA e successivamente la Emmezeta, ancora in attività. Foto: Archivio Paletti
Paletti pista con congiunzioni Nervex / Foto Lori Casolari
Paletti pista modello Oro 2000 / Foto: Loris Casolari
Paletti Super Prestige 10° Anniversario. Gruppo Campagnolo pantografato e bagnato in vero oro / Foto: Gianni Mazzotta per Frameteller.
Paletti strada modello Prestige White Laser / Foto Catalogo Paletti.
Paletti strada modello C Record / Foto Catalogo Paletti.
Paletti Crono Los Angeles 1985 / Advertising Paletti
Paletti Strada Victory Corsa Classic 1983 / Advertising Paletti
Telaio Paletti strada, modello “Concord” realizzato con tubi Columbus “Multishape”
Paletti “Ghibli”, tubazioni Oria Cromo Mannesman, forcella Columbus Air 26″. Fine anni ’80.
Paletti strada saldata a TIG
La passione per lo sport
Nel 1997 il figlio Michele entra ufficialmente in officina dove oltre al padre lavora anche la madre Giuliana e un telaista. Michele già a 8 anni aiutava il padre a smontare le bici dei clienti (allora era uso comune per i corridori riverniciare il telaio ogni anno) e a 13 anni già assemblava i telai. All’esperienza in officina aggiunge quella agonistica prima come allievo e juniores vincendo ben tre tricolori nel 1982 e 1985, poi come professionista nel team Ariostea, fino alla partecipazione al Tour de France con la Mapei e la convocazione nella nazionale azzurra ai Mondiali.
Luciano e il figlio hanno infatti sempre accompagnato all’amore per la progettazione della bicicletta la passione per il ciclismo agonistico, nel team Cicli Paletti Riccardo Riccò conquistò il tricolore Junior nel 2001 e Luciano stesso rivestì negli anni ’80 l’incarico di tecnico regionale di ciclocross, inventandosi anche una pista naturale sui prati di fronte all’officina. Paletti ha messo tanti giovani sui pedali, tra i quali anche l’olimpionico di Los Angeles 1984 Claudio Vandelli portandolo a livello nazionale. Tre mesi prima della sua scomparsa Luciano Paletti ha fondato la ASD Simec Fanton Cicli Paletti, squadra di allievi che raduna ragazzi della fascia pedemontana modenese tra i 15 e i 16 anni.
Luciano Paletti in azione, 1962 / Foto Archivio Paletti
Michele Paletti e Pantani al Giro d’Italia del 1991 / Foto Archivio Paletti
Michele Paletti, team Mapei, 1994 /Foto Archivio Paletti
Rene Arnaux /Michele Paletti, team Mapei, 1994 / Foto Archivio Paletti
1985 Vandi con la maglia di leader nel giro del Trentino su una delle prime bici Paletti in carbonio con congiunzioni in alluminio prodotta dalla Alan. / Foto Archivio Paletti
VIRGINIA
VIRGINIA
Modena 1962 – in attività
Cicli Virgina di Orazio Grenzi / Biciclette su misura / Modena, Italia / 1962 – In attività
Fonti: intervista a Palmieri Marco, nipote di Orazio Grenzi e attuale titolare della Cicli Virginia
Invenzioni: sistema di fissaggio al tubo per il cavo del freno posteriore / bloccaggio pinze freni interno al telaio / fissaggio del deragliatore anteriore direttamente al telaio
Ha collaborato con: Paletti, Giuseppe Pelà
La storia di Orazio Grenzi, talentuoso e creativo costruttore artigiano di biciclette, purtroppo scomparso qualche anno fa, ce la racconta il nipote Marco che a 9 anni era già in officina con lo zio, poi corridore dilettante fino al 1985 quando ne ha rilevato l’attività.
In fuga dal 1962
Orazio Grenzi inizia da giovanissimo a lavorare presso alcune botteghe artigiane di biciclette modenesi. Nel 1962, raggiunta la necessaria esperienza, apre la sua officina, nella quale per tutta la carriera ha costruito biciclette esclusivamente su misura.
Il marchio “Virginia”, che in realtà è il nome della madre, appare sulle bici qualche anno più tardi. Come altri artigiani della zona come Luciano Paletti e Licino Marastoni, con cui ha anche collaborato, si è distinto dalla media sia per la qualità dei telai che per il livello di sperimentazione. Uno di quei costruttori che in officina erano sempre alla ricerca di una nuova soluzione per migliorare le prestazioni del telaio in acciaio.
Tra le invenzioni originali che oggi possiamo ancora ammirare sulle sue biciclette c’è il particolarissimo sistema di fissaggio al tubo orizzontale del cavo freno posteriore, realizzato con speciali asole in acciaio saldate al tubo che fermano una molla in alluminio per bloccare la guaina. Fù probabilmente il primo a saldare il deragliatore anteriore direttamente al telaio oltre a creare il bloccaggio delle pinze freno all’interno del telaio senza bullone, prototipi ripresi nello stesso periodo e in modo leggermente diverso, anche da Marastoni e successivamente presenti nei primi modelli costruiti per Luciano Paletti. La maggior parte dei telai sono costruiti con la scatola del movimento centrale realizzata da Giusppe Pelà.
Orazio Grenzi e Luciano Paletti
La vita di Grenzi si intreccia più volte con quella di un altro grande artigiano modenese, Luciano Paletti, il quale ha imparato prima da lui e poi da De Rosa i segreti del mestiere.
È sempre Grenzi a costruire telai per Paletti dal 1972 al 1975 quando, chiamato dall’imprenditore Eugenio Rampinelli (vedi Cobra® by Roto) a dirigere la 2T Tecnotelai di Bologna, vende l’officina di Vaciglio (Modena) proprio a Luciano che per qualche anno marcherà i telai con la doppia firma Grenzi/Paletti.
La contaminazione creativa tra i due artigiani continua anche dopo, anzi è proprio grazie al passaggio dell’attività che Paletti entra in contatto con il sig. Ognibene, l’ingegnere modenese che aveva collaborato con Grenzi nella realizzazione delle sue invenzioni e che sarà poi l’artefice della complessa ingegnerizzazione dei brevetti dei freni interni e dei cavi interni al telaio di creati da Paletti.
La 2T Tecnotelai, che è stata la prima azienda al mondo a costruire biciclette da competizione in serie, chiude qualche anno dopo per problemi economici. Grenzi torna quindi a Modena per riaprire la sua officina dove continuerà a costruire telai fino al suo ritiro nel 1987, lasciando al nipote Marco l’attività.
Fregi Grenzi/Virginia in ordine cronologico da sinistra a destra.
Paletti strada 1971 con la doppia firma Virginia/Paletti.
Congiunzioni Nervex.
Dettaglio congiunzioni primi anni 70
Virginia fine anni ’60
Virginia Specialissima 1973, conservata. Foto Frameteller
Grenzi fù uno dei primi a trovare una soluzione per fissare la guaina direttamente al telaio, il sistema originale, ma non brevetettato, prevedeva molle ottenute per fusione che alloggiano all’interno di due asole saldate al tubo del telaio. Soluzione poi adottata anche sui telai costruiti per Paletti.
Il primo (o uno dei primi) tentativo di deragliatore anteriore saldato direttamente al telaio.
Una soluzione simile fu realizzata anche da Marastoni.
Nel 1978 Luciano Paletti brevettò un sistema che permetteva la regolazione dell’altezza del deragliatore,
idea ripresa e brevettata da Tullio Campagnolo.
Evoluzione del deragliatore anteriore saldato al telaio. Da sinistra a destra: brevetto Campagnolo a fascetta, prototipo Grenzi, brevetto Paletti, brevetto Campagnolo a saldare.
Il sistema di bloccaggio delle pinze freni interno al telaio, sistema applicato da Orazio Grenzi e poi ripreso anche da Marastoni
ma già esistente fino dagli anni ’30.
La sagoma particolare e immediatamente riconoscibile dei forcelllini Virginia
Virginia Specialissima 1973, conservata. Foto Frameteller
Virginia Specialissima 1973, conservata.
Virginia strada 1969 marcata Paletti. Scatola movimento Giuseppe Pelà. / Foto RD
Virginia strada costruito con congiunzioni Pelà
Virginia pista, congiunzioni 2T Tecnotelai Bologna
Virginia strada 1969. Scatola movimento Giuseppe Pelà.
Telaio Virginia Course, primi anni ’70 / Foto bg.legendary.bikes
Virginia strada anni ’70, telaio con testa forcella e scatola Pelà / Foto da RD
Virginia Competition primi ’80 / Foto Emanuele Biondi
Virginia Competition strada fine anni ’70 / Foto Frameteller.
La testa dei forcellini posteriori in queste anni prende una forma lunga e arrotondata
che diventa un ulteriore elemento di riconoscibilità dei telai costuiti da Grenzi.
Particolare decoro in rilievo sui foderi della forcella
Congiunzioni arabescate lavorate a mano
Tipica testa dei foderi posteriori superiori nei telai di Grenzi negli anni ’80.
Virginia Specialissima 1985, conservata. Tubazioni Columbus SLX / Foto Frameteller
Uniche le decorazioni a rilievo sui foderi della forcella e le congiunzioni arabescate.