BALDINI
BALDINI
FAENZA, ca 1950 – ca 1960
Cicli Baldini / Faenza
Fonti: Intervista ad Nino Baldini, archivi online
Ha collaborato con: Antonio Alpi
Nei primissimi anni '50 Nino Baldini, cugino del leggendario campione Ercole Baldini, aprì a Faenza un negozio di biciclette. Oltre alla rivendita di marchi blasonati del Nord Italia il negozio offriva ad amatori e corridori professionisti biciclette da corsa di alta gamma. Baldini fu un ottimo imprenditore per la costruzione dei telai si affidò all'enorme talento di Antonio Alpi.
In quegli anni in Emilia-Romagna non mancavano di certo costruttori di altissimo livello come ad esempio Antonio Alpi e Vito Ortelli a Faenza, i Guerra di Lugo o Marastoni e Patelli in Emilia. La collaborazione fu instaurata con Alpi che costruì per Baldini telai dai primi anni ’50 fino alla sua prematura scomparsa nel 1959.
Baldini fornì biciclette da corsa a diverse squadre della zona e per qualche anno mise in piedi anche il proprio gruppo sportivo. Nel 1954 fu Nino a fornire la bicicletta al cugino Ercole per la conquista del record del mondo dell’ora dilettanti, dalla fattura dei dettagli potrebbe essere una Alpi anche se il seriale “89 80”, una coppia di due cifre divise da uno spazio è diverso dalle altre (Baldini seguiva in genera una numerazione progressiva semplice), l’ipotesi si avvalora anche dal fatto che è stato rinvenuto un altro telaio Baldini sicuramente costruito da Alpi che riporta lo stesso tipo seriale “11 80”.
Alla fine degli anni ’50 il negozio sostituì la vendita cicli con altri prodotti, probabilmente anche a causa della scomparsa di Alpi.
1954, Ercole Baldini conquista il Record dell’Ora dillettanti con una bici Baldini.
Baldini numero “11 80”, costruita da Alpi. Il tipo di numerazione seriale, differisce dalle altre (numerazione progressiva) ed è identico a quello che appare sulla bicicletta da pista con cui Ercole Baldini conquistò il Record dell’Ora dilettanti nel 1954. Cambio Campagnolo a due leve, probabilmente fini anni ’40, primi 50. Foto Legendary Bikes
ALPI
ALPI
FAENZA, PRIMI ANNI ’30 – 1959
Ciclomeccanica Antonio Alpi / Biciclette su misura
Fonti: Intervista ad Armando Castiglioni, meccanico per Alpi dal 1946 al 1952 / Artigiani e Biciclette in Romagna nel ‘900, di Ivan Neri, W. Berti Editore
Ha collaborato con: Ortelli, Fratelli Cavina, Nino Baldini, Testi, Villa, Suzzi, Vicini, Servadei
La versione aggiornata è disponibile su Quaderni Eroici.
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Antonio Alpi, soprannominato Tugnazì nacque nel 1896 a Faenza e scomparve prematuramente nel 1959. Fu uno dei migliori artigiani costruttori di biciclette italiani nell’epoca Eroica. Il suo talento e le sue bici furono oggetto del desiderio per i corridori dell’epoca così come per diversi importanti marchi italiani. A fianco delle bici firmate a proprio nome collaborò con altri maestri della Regione come Vicini, Servadei, Ortelli, Fratelli Cavina, Nino Baldini, Testi e Suzzi. Nonostante la sua carriera di costruttore, che durò poco meno di trent’anni, fu ostacolata prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalla crisi del mercato delle bici che seguì per tutti gli anni ‘50, riuscì nel produrre telai di altissimo livello ed a esprimere uno stile innovativo e originale. Molti giovani talenti hanno corso come dilettanti con le sue biciclette, tra questi Giuseppe Minardi che passò come professionista alla Legnano.
La carriera di Alpi iniziò negli anni ’20 come assistente da Ortelli a Faenza. Fu in quella officina che Antonio poté imparare il mestiere lavorando direttamente con Lazzaro Ortelli, ex fabbro e abilissimo artigiano, famoso per una eccezionale abilità manuale e precisione assoluta. Dagli anni ’20 agli anni ’40 dalla “scuola” Ortelli uscirono anche altri importanti telaisti come Aride de Fanza che costruì i telai per la Chiorda Salvarani.
Nei primi anni ‘30 Alpi aprì la propria attività a Faenza. Così come anche altri suoi colleghi a quel tempo l’attrezzatura necessaria se la costruì da solo per realizzare i primi telai firmati a proprio nome, così come quelli destinati ad altri marchi dell’Emilia e della Romagna. Già dai suoi primi telai dimostrò un importante talento insieme a creatività e precisione acquisiti dall’esperienza con Ortelli.
Nel 1943 fu assunto come capo meccanico alla Cicli Astor, azienda faentina fondata nel 1929 che, con una ventina di dipendenti, aveva raggiunto una dimensione notevole rispetto ai concorrenti del territorio.
I telai Alpi colpivano allora come oggi, per la precisione e la qualità nella costruzione del telaio, oltre che per la raffinata e originale lavorazione delle congiunzioni, e per l’abilità nella limatura. Lavorò per tutti i più importanti marchi dell’Emilia-Romagna che spesso si affidavano alle sue capacità per offrire biciclette speciali ai propri clienti. Nell’immediato dopo guerra importanti marchi del Nord Italia cercarono di assumerlo ma, a dimostrazione del suo carattere intraprendente, rifiutò sempre ogni incarico preferendo rimanere indipendente e autonomo.
Dal 1945 al 1952 fu assistito nelle fasi di saldatura in officina da Armando Castiglioni di Faenza. In quegli anni dalla sua bottega uscì uno tra i primi prototipi di supporto a rulli per l’allenamento dei ciclisti nei mesi invernali.
A cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50 Alpi, come molti colleghi a quel tempo, riuscì a creare la propria squadra nella categoria dilettanti, reclutando le giovani promesse della zona, alcuni dei quali, come il faentino Giuseppe Minardi, si confermarono poi poi dei veri e propri campioni.
Alpi affiancava alla passione per la bici quella per le motociclette, fu però quest’ultima ad essergli fatale quando, una notte del 1959 si scontrò in moto contro un trattore che avanzava sulla strada senza luci. A causa delle conseguenze dell’incidente morì a soli 63 anni quando era all’apice della sua carriera di artigiano, lasciando una preziosa eredità di bellissimi telai, molti dei quali furono poi utilizzati e rimarcati da altri marchi della Regione, a noi rimane la curiosità di cosa avrebbe potuto fare con le innovazioni tecnologiche che seguiranno negli anni successivi.
LA TECNICA DEL DISEGNO A RILIEVO SULL’ACCIAIO
Nell’officina di Ortelli Alpi imparò anche l’originale tecnica di realizzare scritte in rilievo colando dell’acido attraverso una maschera direttamente sul tubo d’acciaio prima di essere saldato al telaio, sistema che poi continò a studiare e approfondire fino a creare, nel 1936, un telaio interamente decorato con questa tecnica.
“Alpi abbelliva i telai utilizzando delel etichette, su cui, ancora prima della costruzione del triangolo portante della bici, colava un acido che face va risaltare la scritta con il suo nome. Qualche pezzo per amici lo fece addirittura con disegni in rilievo su tutto il telaio, penso ne abbiamo fatti 3 o 4 al massimo. Un altro abbellimento che apportava ad ogni sua opera, era la scanalatura delle forcelle a mano con uno particolare attrezzo costruito che si era costruito”. – Armando Castiglioni
IL DESIGN DEI TELAI ALPI
Oltre al fregio Alpi rendeva unici i propri telai con diversi particolari originali, spesso come una vera e propria firma, facilmente riconoscibile e a prova di imitazioni.
Suzzy by Antonio Alpi late 40s
Suzzi by Antonio Alpi
Late 40s
Framebuider: Antonio Alpi
Condition: preserved
Tubing: Columbus SL
Derailleur: Campagnolo Cambio Corsa
Crankset : Magistroni
Bottom bracket: Magistroni Nick Crom
Headset: Magistroni
Brakes set: Universal 39
Saddle: Italia
Handlebar & stem: Ambrosio alloy
Pedals: Sheffield Sprint
Hubs: Fratelli Brivio
Rims: Nisi
Photo: Frameteller
Umberto Testi 1954 Simplex
Umberto Testi 1954 Simplex
Framebuider: factory
Condition: preserved
Tubing: Columbus SL
Dropouts: Simplex Made in Italy
Derailleurs: Campagnolo Gran Sport
Crankset : Magistroni Giostra
Bottom bracket: Magistroni Giostra
Headset: Magistroni
Brakes: Universal 51
Saddle: FNI Bologna
Handebar/Stem: Ambrosio FAT
Pedals: Sheffield Sprint
Toe clips: Reg Special
Galmozzi 1960 Simplex
Galmozzi 1960
Framebuider: Francesco Galmozzi
Condition: restored
Tubing: Columbus SL
Dropouts: Simplex Juy 60
Rear derailleur: Simplex Juy 60
Front derailleur: Simplex LJ 23
Shifters: Simplex LJ23
Saddle: Brooks B15 Flyer
Headset: Stronglight Competition
Handlebar/Stem: Ambrosio Champion
Pedals: Campagnolo Record lightened
Bottom Bracket: Campagnolo Record 1st gen.
Crankset: Campagnolo 2nd gen.
Seatpost: Campagnolo Record 2nd gen.
Brake set: Weinmann Vainqueur 999
Hubs: Fratelli Brivio / Simplex large flange
Rims: Super Champion (French)
Galmozzi Lazzaretti middle 50s
Galmozzi ca 1955
Framebuider: Francesco Galmozzi
Condition: restored
Tubing: Columbus SL
Group: Campagnolo Gran Sport
Saddle: Brooks B17
Handebar/Stem: Ambrosio Champion
Pedals: Sheffield
Headset: Magistroni
Crankset: Magistroni
Viscontea 1952
Viscontea 1952
Condition: restored with original “coppale” decals (70 years old)
The frame design is interesting and quite original for those years, but Viscontea was always distinguished from its competitors by the originality of its construction details.
The saddle lug with the pointed rear stays has a very strong and powerful shape, together with the cables inside the top tube create a “brutalist” look of a real steel machine, contrasting with the delicacy and elegance of the fork head.
This frame, with both shift cables on the right side, is an unusual example of Italian racing bike in the early 50s. 1951 and 1952 in Italy were an important moment of transition, the first Campagnolo parallelogram rear derailleur with the new GS front derailleur and dropouts were born, in parallel Simplex (the Italian factory) responded with new dropouts with a fixing eyelet for the Simplex TDF and JUY 51 rear derailleur (they do not appear in the French catalogs and were probably intended exclusively for Italian manufacturers).
The Huret front derailleur on this bike is identical to the Simplex B52 model that came out in 1952, a couple of years after the Huret. Both, Huret and SImplex front derailleurs, were designed for cable routing to the right of the frame, for use with the double shift levers.
Tubing: Columbus
Dropouts: Simplex made in Italy
Derailleur: Simplex Tour de France
Derailleur shifters: double Simplex Tour de France
Front derailleur: Huret
Hubs: Campagnolo Gran Sport
Crankset: Magistroni branded “Viscontea”
Headset: Magistroni
Bottom bracket: Bollea Saluzzo
Pedals: Lyotard Berthet 1st version (without “made in france”)
Saddle: Brooks B17 swallow (50s)
Handebar & Stem: Ambrosio Champion
Brakes: Universal 51
Viscontea track late '40s
Viscontea track late ’40s
Condition: restored
Tubing: Falck light
Hubs: Siamt Super large flange
Spokes: Stella, laced
Rims: Fiamme Brev. Longhi track
Crankset: Magistroni Giostra track 165 mm “humber”
Saddle: Brooks Sprinter, Brooks clamp, alloy racing seatpost
Handebar/Stem: Cinelli steel
Pedals: Sheffield Sprint, Cornez toe clips, Binda straps
Colnago Mexico 1975
Colnago Mexico 1975 – 1st generation
Frame made by Rauler (Reggio-Emilia), that can be seen from the headset lug, which is still the one used by Colnago until 1970, something only Rauler did on the frames built for Colnago and in general the frame is much more finished than the Colnagos of those years.
Condition: restored
Tubing: Columbus SL
Group: Campagnolo Super Record Pat. 1975
Bottom bracket: FT Bologna titanium-ergal
Headset: FT Bologna ergal
Saddle: 3TTT
Handebar/Stem: 3TTT
Ortelli '70
Ortelli 1970
Condition: Preserved
Framebuilder: Vito Ortelli
Frame number: 8370 (n. 83 – 1970)
Frame/Fork: Columbus
Lugs: Nervex, Georg Fisher
Group: Campagnolo Record
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: Cinelli
Rims: Nisi
Ph. Frameteller
Ortelli '64
Ortelli 1964 by Antonio Alpi
Condition: Preserved
Framebuilder: Antonio Alpi
Frame number: 2164 (n. 21 - 1964)
Frame/Fork: Columbus
Lugs: /
Group: Campagnolo Record
Brake set: Mafac Top 63
Saddle: Cinelli Unicanitor
Handebar/Stem: Fiamme
Rims: Ambrosio Champion
Ph. Frameteller
Ortelli '59
Ortelli 1959
Condition: Repainted with original decals
Framebuilder: Vito Ortelli
Frame number: 1659 (n. 16 - 1959)
Frame/Fork: Columbus
Lugs: Nervex, Georg Fisher
Group: Campagnolo Record 1st gen.
Saddle: Brooks B17
Stem: Cinelli steel
Handlebar: Ambrosio Champion
Brake set: Universal 51
Rims: Weinmann
Ph. Frameteller
F.LLI GUERRA
F.lli
GUERRA
Lugo di Romagna, 1950 – ca 1984
Fonti: Artigiani e BiciClette in Romagna nel ‘900, di Ivan Neri, W. Berti Editore
I fratelli Guerra in tutto erano sei, Luigi nel 1916 fu l’unico a nascere a Lugo mentre gli altri fratelli nacquero a S. Potito, nelle campagne lughesi dove la famiglia abitava. La madre morì quando i figli erano ancora molto giovani, il padre lavorava in una cantina d’inverno e vendeva angurie d’estate, alla morte della moglie fu costretto a mandare i figli nel collegio statale Villa S. Martino nei pressi di Lugo, dove ebbero la possibilità di acquisire quella formazione tecnica di base, oltre al diploma statale di specializzazione che era negata alla maggior parte degli artigiani di quel tempo.
Durante gli studi Luigi Guerra, oltre alla saldatura, imparò anche a lavorare a mano il metallo, creando delle vere e proprie sculture in acciaio. Al termine degli studi in collegio ricevette l’offerta di lavorare presso la Cassa di Risparmio, un lavoro sicuro e molto ambito a quei tempi, al quale però egli preferì il lavoro manuale in officina. Fu così che negli anni ’30 comincio a lavorare presso l’officina Cantagalli con i tre fratelli.
La Cantagalli al tempo poteva contare su una ventina di dipendenti, oltre alla rivendita di pezzi di ricambio e biciclette da strada e sportive costruivano anche biciclette marchiate con il nome “Atlas”. I fratelli Guerra, grazie alla specializzazione, erano tra i pochi saper saldare e verniciare telai e vennero tutti incaricati della direzione dei reparti produttivi, Luigi e il suo futuro socio alla saldatura, gli altri due alla verniciatura. Tutti erano profondamente legati dalla passione della bicicletta e affiatati sul lavoro, dopo l’officina andavano a farsi un giro sulle biciclette che si erano costruiti da soli. Uno dei fratelli morì di infarto pochi anni dopo a soli 20 anni.
Nel 1938 Luigi Guerra partì per il servizio militare in Africa per tornare a casa solo nel 1944 dove ricominciò subito a lavorare presso la Cantagalli. Solo due anni dopo con il fratello aprirono la propria officina nel centro di Lugo, prsso la casa di famiglia della moglie di Luigi.
L’attrezzatura necessaria in gran parte se la costruirono da soli mentre per i componenti, che acquistavano da Cantagalli o da venditori di Faenza e Bologna, sceglievano solo il meglio, Campagnolo per il cambio, Cinelli per i manubri e i raggi in acciaio Inox per le ruote. Nei primi anni del dopoguerra, date le condizioni economiche e sociali, in pochi potevano permettersi di acquistare una bicicletta e spesso solo a rate di dieci anni. Famiglie molto numerose condividevano quindi solo una sola bicicletta che di solito era ad uso esclusivo del capofamiglia e a turno per gli altri.
Nei primi anni 50 nell’officina Guerra lavorano 4 giovani apprendisti: Angelo Banini, Mauro Savioli e Dalborgo, dieci anni dopo, con il boom economico e l’espansione del mercato della bicicletta sportiva, l’azienda si specializzò nella costruzione di bici da corsa per amatori e professionisti. Molte le collaborazioni e i telai costruiti per altri marchi della Regione, di particolare importanza la collaborazione con Antonio Alpi e l’officina Ortelli di Faenza.
L’officina F.lli Guerra di Lugo chiuse nel 1984. Luigi Guerra morì all’età di 82 anni, fino alla fine continuò ad usare la bicicletta.
Gruppo Sportivo Gurra, 1948 Lugo di Romagna
PATELLI
PATELLI
Bologna 1948 – 1998
CICLI PATELLI “Biciclette di classe“
Umberto Patelli / Vendita bici su misura / Bologna, Italia / 1949 – 1998
Sergio Patelli / Corridore / Vendita bici su misura / Bologna, Italia / 1965 – 1998
Luigi Patelli / Maestro artigiano costruttore / Bologna, Italia / 1940 – 1988
Fonti: Camera di commercio di Bologna / intervista a Sergio Patelli e il figlio Fausto / intervista a Dario Venturi e Roberto Morelli (dal 1998 titolari della Cicli Patelli snc)
Agonismo: 1953 Sergio Patelli, Campione Italiano Dilettanti / 1957 G.S. Patelli, Campione Italiano Dilettanti
Hanno collaborato con: Rauler, Ortelli, Testi, Veneziano
> Catalogo 1984 > Catalogo 1985 > Catalogo 1986
Per tutta la vita i fratelli Umberto, Luigi e Sergio Patelli si sono sostenuti a vicenda, insieme hanno attraversato un secolo di guerre e miseria. Ma nella loro storia c’è un quarto elemento che la rende speciale, una particolare energia che ha rafforzato il loro legame oltre il sentimento fraterno, l’inesauribile passione per la bicicletta.
Durante la guerra.
Nei primi anni ’40 prima Umberto e poi Luigi vengono assunti alla Cicli Testi di Bologna, piccola azienda artigiana specializzata nella costruzione di biciclette che una ventina d’anni più tardi diventerà una importante azienda motociclista.
Sergio, nato nel giugno del 1928, è il più piccolo e sicuramente il più ossessionato dei tre dalle biciclette, cosa ci può essere di meglio nella vita che lavorare sulle bici insieme ai fratelli maggiori? Niente, però erano proprio loro a inibirlo “siamo già in due a far questo mestiere Sergio! Bisogna che tu fai qualcos’altro.” e lo mandano a fare il calzolaio dove non resiste a lungo “mi facevano legare lo spago tutto il giorno” dopo un anno di sofferenze infatti riesce a farsi assumere dalla Testi, dove il fratello Luigi nel frattempo è già un saldatore provetto, mentre lui viene assegnato all’assemblaggio con Umberto, ma solo dopo aver passato un periodo di “gavetta” durante il quale ha costruito qualche migliaio di ruote.
S.P.: “Luigi era un incosciente totale. Un giorno, durante la guerra, gli alleati stavano bombardando il piccolo ponte a pochi metri da casa nostra e lui stava lì, alla finestra mentre a voce alta gli dava degli imbecilli perché non riuscivano a centrarlo. Quando gli ho fatto notare che era il caso di scappare giù nel rifugio e che potevamo anche morire da un momento all’altro lui mi ha detto – Sergio vacci te nel rifugio e subito! Però stai attento e copriti che è umido e ti vengono le artriti – Beh, in effetti poi le artriti mi son venute davvero.“
La tragedia della guerra non ha risparmiato nessuno, tantomeno la famiglia Patelli che ha perso la mamma a soli due mesi dalla resa.
Dopo la guerra.
Nel 1948 tutti e tre i fratelli si licenziano dalla Testi, pochi mesi dopo Umbeto apre il negozio in via San Vitale dove assume i due fratelli. La bottega, che vende biciclette da passeggio e telai speciali da corsa saldati da Luigi, rimane in attività fino al 1964 quando Umberto ne trasferisce la sede in via Matteotti e Luigi apre una sua officina in via Massarenti che attrezza a dover per la costruzione dei telai. Nel frattempo, sei anni prima, Sergio aveva aperto un negozio a suo nome nel quartiere Corticella, dove era andato ad abitare e dove era molto popolare grazie ai suoi successi da corridore, come il Umberto vende bici da corsa saldate da Luigi oltre ad accessori vari e abbigliamento sportivo.
Entrambi i negozi ebbero da subito un grande successo e tutti e tre si trovarono a lavorare anche 12 ore al giorno per tenere dietro alle tante commissioni.
Gli atti di apertura delle rispettive attività dei tre fratelli Patelli.
Umberto, Sergio, Luigi, il triangolo d’acciaio.
Ricapitolando, Luigi salda i telai grezzi sia per Sergio che per Umberto, i quali entrambi le firmano a proprio nome ma nel frattempo si aiutano a vicenda alternandosi nel lavoro di finitura e assemblaggio.
S.P.: “Io e Umberto ci davamo spesso il cambio nel processo di finitura che consisteva nell’andare fino a Funo (provincia di Bologna) dove c’era un artigiano che faceva la sabbiatura fine, i telai sai sono delicati e le altre sabbiature non andavano bene.
Poi bisognava passare da Lanciotto Righi, il “Mago della Lima”, il migliore in assoluto nella finitura a mano, di giorno faceva il limatore alla Testi e noi gli portavamo i telai direttamente a casa la sera. Poi c’era la fresatura e la cromatura durante la quale ai nostri telai facevamo fare il bagno integrale, così venivano ricoperti interamente da uno strato di Nichel che li avrebbe protetti a vita dalla ruggine.
Io poi ero particolarmente pignolo, un giorno mi è capitata in mano una scatola del movimento centrale di Cinelli fatta un po’ male, da quella volta sono sempre andato direttamente da loro con il campione in mano e le sceglievo una ad una. Ero diventato famoso alla Cinelli per questa mia pignoleria e Cino lasciava detto agli impiegati di chiamarlo quando arrivava Sergio Patelli perché ci teneva sempre a scambiare due chiacchere con me, solo che mia moglie mi faceva sempre una gran fretta perché il giro da fare era lungo, dovevo passare anche da quello delle pompe artigianali e poi il maglificio per le divise, le scarpe…”
Dodici anni dopo.
Nel 1976, Umberto acquista un capannone in via Paganino Bonafede dove apre una grande officina per la costruzione di telai su misura, oltre alla produzione di dime, accessori e attrezzi da vendere nei due negozi. Il maestro saldatore e pantografo è ovviamente sempre Luigi, il quale nel frattempo è diventato un abilissimo artigiano, in officina anche alcuni operai addetti all’assemblaggio e alle rifiniture. I telai Patelli diventano ben presto ambiti per leggerezza, qualità e finitura dei dettagli sia tra i corridori che tra i meccanici della regione e poi in tutta Italia.
L’officina è rimasta in attività fino al 1990, da quel momento in poi la saldatura dei telai viene affidata a terzi di cui i fratelli avevano stima, come l’artigiano “Silvestro” di Pianoro. Nel ’97 Umberto, arrivato alla pensione, ha lasciato il negozio di via Matteotti ai suoi collaboratori Roberto e Dario, grazie ai quali oggi la Cicli Patelli è ancora un prezioso punto di riferimento per i ciclisti bolognesi. Nello stesso anni anche Sergio chiude il negozio dopo 40 anni di attività.
Sergio Patelli.
Diversamente dai fratelli Sergio correva in bici e correva anche veloce. Da dilettante ha vinto ben 49 gare, un Giro del Sestriere e il titolo di Campione Italiano nella cronomotro a squadre del 1953, alla media di 42,2 kmh su 120 km delle strade di allora.
S.P.: “Ci fu una volta nel ’47, quando correvo per la Velo, che sono partito da solo per partecipare come indipendente alla gara internazionale Gran Premio del Rosso di Montecatini. A un certo punto abbiamo affrontato il monte Oppio, una salita durissima che non si vedeva mai la fine, mai, a un certo punto mi è scappata la pazienza e mi sono fermato sul fianco della strada e da una delle mie cinque tasche ho tirato fuori una ciambella. Niente roba strana eh?! Solo una ciambella.
Non ho fatto in tempo a finirla che vedo uno della giuria corrermi incontro e urlare “Ma te! Cosa fai? Sei pazzo? Eri terzo e ti fermi a mangiare??! Dai che ti son passati davanti in tanti ma forse arrivi ancora tra i quindi premiati!”.
A quel punto son tornato in sella e sono andato dietro al gruppo, arrivato alla prima curva mi sono accorto che in realtà ero già arrivato in cima e son cominciate le discese, giù fino a Montecatini. Una volta arrivato sulle strade del paese una macchina mi si è messa davanti facendomi cadere, accumulo ancora ritardo ma riesco ad alzarmi e a ripartire Quando arrivo allo stadio c’è quel signore di prima “Ma dove sei sparito un’altra volta??? Dai allora corri che forse ce la fai! Vaiiii!!!”. Entro nello stadio e scopro di essere arrivato quindicesimo! Mi diedero come premio ben 1.500 lire e poi altre 6.500 perché ero il più giovane tra i premiati, avevo 19 anni.”
Sergio si ritira dall’agonismo nel 1954 a 26 anni. “Mi ero fidanzato e poi volevo lavorare con i miei fratelli“. Peccato perché era davvero un talento promettente ma la categoria Dilettanti in quegli anni non era cosa facile. Oggi ha 88 anni e un giovanissimo senso dell’umorismo
S.P.: “Tra fratelli ci siamo sempre aiutati, sempre insieme. Luigi, il più grande di noi quattro, fece la bici anche a mia sorella, che ovviamente era anche la sua. Dopo le corse mi chiamava sempre per sapere com’era andata e se avevo preso la pioggia veniva a casa mia, svitava la sella e la massaggiava con il grasso, così che non facesse le grinze. Quando ho aperto il negozio mi ha costruito una pompa enorme e indistruttibile ma anche bella dura da spingere. È ancora qua, la pompa, pronta per quelli che vengono a trovarmi con le ruote sgonfie, adesso però gli dico che se la devono usare da soli.”
Paolo Giordani, collaboratore di Umberto Patelli.