Pogliaghi 1953 pista
Sante Pogliaghi 1953 pista
Condition: restored
Framebuilder: Sante Pogliaghi
Frame number: 6358
Frame/Fork: Falk lightweight
Crankset: BSA humber
Saddle: Bologna track
Stem: Cinelli steel
Handebar: Cinelli track
Headset: Bollea Saluzzo
Hubs: Campagnolo Gran Sport large flange
Bottom bracket: Bollea Saluzzo
Pedals: Sheffield
Rims: Fiamme Brevetto Longhi
Freewheel: Magistroni
Chain: Humber
Ph. Frameteller
Freschi '86
Freschi Supreme strada 1986
Condition: Preserved
Framebuilder: Freschi workshop
Frame number: /
Frame/Fork: Columbus SL
Lugs: /
Group: Campagnolo Croce d’Aune
Saddle: Cinelli Volare
Handebar/Stem: Cinelli
Rims: Mavic
Ph. Frameteller
FRESCHI
FRESCHI
Milano 1976 – 1989
Fonti: intervista a Emiliano Freschi
Collaboratori in officina: Aldo Invernizzi, Zanella
Frameteller è nato per salvare da un inesorabile e veloce oblio le storie dei piccoli artigiani costruttori di biciclette in acciaio. La ricerca si concentra su quelle officine-bottega in cui il processo di progettazione e costruzione dei telai era interamente eseguito dal proprietario o dai suoi più stretti collaboratori, quasi sempre piccole officina-bottega a conduzione familiare che non hanno mai raggiunto una dimensione industriale per limiti strutturali o per scelta. Nomi poco conosciuti ma con un tasso tecnico spesso paragonabile a quello di marchi più blasonati e con una tensione continua all’innovazione che ha dato un fondamentale contributo allo sviluppo tecnologico al telaio della bici da competizione.
In Italia, dagli anni ‘20 alla fine degli anni ’80, il numero di queste attività fu talmente vasto che oggi è impossibile anche solo calcolarne il numero, è stato necessario quindi all’inizio limitare l’immane lavoro restringendo il campo su un’area definita come l’Emilia-Romagna, un territorio che conobbe una vasta concentrazione di officine di altissimo livello (1).
Grazie all’insostituibile contributo di Emiliano Freschi (2), figlio di Francesco, Frameteller mette quindi per la prima volta una ruota nella Milano del Vigorelli, per decenni capitale mondiale della bicicletta e patria di leggendari Maestri.
Oltre all’originalità dei dettagli tecnici che caratterizzano i telai Freschi, uno dei fattori che mi ha spinto a indagarne la storia è il particolare connubio tra notorietà e mistero che lo avvolge. È infatti una delle ormai pochissime firme milanesi, spesso citata nella rosa dei migliori maestri italiani di quegli anni, di cui ancora si sa poco o nulla. Le informazioni trapelate sulla sua storia fino ad oggi sono spesso frammentate, contraddittorie o senza una fonte attendibile, come ad esempio la collaborazione tra Freschi e Sante Pogliaghi (3).
Ascoltando Emiliano raccontare la loro storia del loro marchio, non mi ha sorpreso ritrovare molti di quei fattori umani e sociali che hanno caratterizzato gran parte delle vite degli artigiani dell’Emilia-Romagna: le enormi difficoltà tra le macerie della seconda guerra mondiale, la gavetta in giovanissima età, la passione e il saper fare trasmessi di figlio in figlio, stima e condivisione con altri maestri della zona, incessante ricerca e sperimentazione per rendere i propri telai unici e interessanti pur di sopravvivere in un mercato estremamente competitivo, evoluzione e crescita fino all’inesorabile chiusura alla fine degli anni ’80, nelle maggior parte dei casi a causa dell’affermazione di nuovi materiali che mandarono l’acciaio, e i suoi maestri, in pensione.
Quarta di copertina di Bikecology del 1980, firmata “Bikecology Bike Shops”.
Emiliano Freschi, figlio di Francesco, appare come direttore tecnico alla Pogliaghi per 16 anni. Foto Frameteller.
Francesco ed Emiliano Freschi, esperienza, creatività e coraggio.
Francesco Freschi, nacque nel 1929 a Milano, primo di quattro fratelli. La passione per il ciclo gliela trasmise il nonno che da giovane era proprietario di una bottega di biciclette. A sua volta Francesco contagiò il figlio Emiliano con il quale aprì l’azienda dal 1976 al 1989, anno di chiusura dell’attività e cessione del marchio.
La gavetta di Francesco cominciò già da bambino nelle officine e nelle botteghe di biciclette milanesi, il padre viveva in Germania e con la guerra di mezzo, come tanti fu costretto a cambiare molti lavori. Negli anni ’60 Francesco conobbe Sante Pogliaghi con il quale si instaurò un rapporto di reciproca stima e amicizia, negli anni per Francesco diventò come un figlio per Sante il quale nel 1972 lo volle con sé in officina.
A quel tempo la firma Pogliaghi era già molto conosciuta e l’officina affollata di operai e apprendisti italiani e stranieri, in molti casi arrivati anche dal Giappone per imparare il mestiere.
Il reparto saldatura era territorio esclusivo di Sante, Francesco all’inizio si occupava un po’ di tutto il resto e in particolare dell’assemblaggio ma la sua esuberante creatività impiegò poco ad emergere e nel giro di pochi anni, seppure in officina da Pogliaghi non si usassero titoli ufficiali, assunse un ruolo che potremmo definire oggi di consulente per lo sviluppo tecnico, un’esempio noto delle sue idee è il particolare nodo sella che caratterizzò i telai Pogliaghi a metà anni ’70.
Stimolato dalla preziosa esperienza con Pogliaghi, nel 1976 Francesco si sentì pronto per aprire l’attività con il figlio Emiliano e produrre bici a proprio nome. Il negozio fu aperto in Via Procaccini e poi spostato un anno dopo in Piazza Gramsci. Francesco progettava e sperimentava spesso nuove soluzioni tecniche e tutti i modelli dell’ampia gamma avevano elementi strutturali inediti, era quindi molto importante per lui poter contare su artigiani con grande esperienza, capacità manuale e apertura mentale. In una piccola officina il lavoro era condiviso ma i compiti piuttosto definiti, la saldatura fu affidata ad Aldo Invernizzi, aiutato nella limatura da Zanella (4), Emiliano squadrava i telai e tutti lavoravano sotto l’occhio vigile di Francesco che si occupava della progettazione e dell’assemblaggio.
“Zanella e Invernizzi erano entrambi della vecchia scuola, gente che ha visto la seconda guerra mondiale. Zanella lo si poteva osservare in officina mentre passava lima e tela, davvero un artista, mentre Invernizzi era uno che con qualsiasi attrezzo gli mettevi in mano ti creava un capolavoro, riusciva a mettere in pratica ogni idea di Francesco lavorando tubi e metalli con tornio e lima”.
— Emiliano Freschi
Come detto l’Italia per molti decenni fu il paese di riferimento nel mercato mondiale della bici e Milano il suo sole che risplendeva dei marchi più prestigiosi ma, nonostante una concorrenza così agguerrita e competitiva, fin dalla sua apertura Freschi riscosse il favore dei clienti e a pochi anni dall’apertura il marchio era già conosciuto e richiesto anche all’estero, non a caso nel gennaio del 1980 la rivista Cycle Sport, prima testata giapponese dedicata al ciclismo nel paese del sol levante, uscì con un ampio servizio dedicato al marchio Freschi.
Le commissioni arrivarono presto a superare le capacità di produzione e Francesco decise di affidare a due terzisti il lavoro di saldatura dei telai destinati all’estero e alle squadre dilettanti, circa il 50% del totale, mentre venne mantenuta interna all’officina la costruzione di tutti i telai su commissione oltre alle fasi di prototipazione, finitura e assemblaggio.
Ovviamente anche i terzisti dovevano rispondere perfettamente alle esigenze di qualità e precisione richieste dagli originali telai di Freschi, la scelta ricadde su Renato Negri e Antonio Mondonico di Concorezzo. Negri soprannominato “il telaista dei telaisti” costruiva bici a suo nome ma era noto soprattutto per il suo lavoro con marchi importanti come Benotto e Cinelli. Costruì telai anche per la Moser di Hans Ulrich Moser, marchio svizzero con sede a Berna dove condivideva l’officina con la ICS Italicicli dell’ingegnere italo-svizzero Artemio Granzotto, conosciuta al tempo anche per le innovazioni tecniche apportate ai componenti al gruppo Campagnolo e alle pipe Cinelli.
Antonio Mondonico, ultimo di una famiglia che costruiva telai già alla fine degli anni ’30, lavorò da Motta negli anni 76 e 77, poi alla corte di Colnago fino al 79, l’anno successivo aprì il suo negozio e dal 1984 al 1989 realizzò i telai di Guerciotti, dal ’90 costruì a suo nome solo telai speciali su misura insieme al figlio, in gran parte destinati al mercato USA. Alcune delle sue bici hanno vinto tappe del giro d’Italia e Tour de France.
Sia Invernizzi che i due terzisti applicarono sui loro telai le idee originali di Freschi (libere da brevetto), evidentemente ne riconoscevano qualità e vantaggi. Putroppo non sono ancora riuscito a reperire informazioni su Invernizzi e Zanella, ma già il solo fatto che Freschi preferisse affidare alle loro mani la costruzione dei telai più importanti, nonostante il livello di Negri e Mondonico, mi sembra di per sé una prova della loro professionalità. Nonostante la competizione spesso tra i costruttori si instaurava una relazione di stima e confronto, Francesco ed Emiliano non collaborarono con altri artigiani milanesi a parte quelli già citati ma ebbero un ottimo rapporto con Masi, Guerciotti, Galmozzi e Marnati.
Fonte di ispirazione di Francesco ed Emiliano erano i clienti stessi, anche per questo furono i primi ad innalzare il livello tecnico e qualitativo anche delle bici da turismo e a sperimentare nuovi modelli e modi di concepire la bicicletta. Nei primi anni ’80, mentre Francesco continuava il lavoro di innovazione sulle le bici da corsa, Emiliano capì che era tempo per proporre ai clienti qualcosa di diverso e fu tra i primissimi in Italia, con molti anni di anticipo sul mercato, a sviluppare modelli come il tandem da turismo con portapacchi posteriore e anteriore, la mountain bike (5), la bici da discesa e la city bike, quest’ultima con il telaio costruito a metà con tubi da corsa e da mountain per avere leggerezza e solidità, con tutte caratteristiche della bici classica ma con una pedalata completamente differente.
Emiliano provò invano a presentare i suoi prototipi a noti marchi e rivenditori ma purtroppo spesso le idee più innovative arrivano troppo presto per essere comprese. La cicli Freschi chiuse pochi anni dopo con la cessione del marchio e oggi i suoi telai sono ricercati dai collezionisti di tutto il mondo per il livello qualitativo e le soluzioni creative che li rendono unici.
Il negozio-officina Freschi a Milano
Freschi con Zanella in officina
Francesco Freschi in officina
Francesco Freschi. Foto Emiliano Freschi
Servizio della rivista giapponese Cycle Sports, sull’officina Freschi. Numero 1 del gennaio del 1980.
A sinistra Emiliano Freschi insieme a un manager americano durante una fiera negli USA. Foto Emiliano Freschi.
Il corridore Marco Pino con la Freschi Dual System,
campionati italiani di Triathlon medio (2/84/20 km) lago di Caldonazzo, 30 luglio 1988.
Il nodo sella “fastback” di Pogliaghi / Foto Dale Brown
Design Freschi
Anni ’70-80, nodo sella realizzato in pezzo unico con le congiunzioni del triangolo, per offrire una valida soluzione tecnica al problema della rigidità del telaio e semplificare l’aerodinamica della parte posteriore. La pantografia su forcellino e nodo reggisella appare a partire dal 1984. Foto BiciCrono.
Anni ’70, sistema ideato e realizzato da Freschi per ridurre l’attrito di scorrimento dei cavi del gruppo cambio. Veniva offerto in due versioni, con boccole o con passacavi cromati. Foto biciak.blogspot.com
Anni ’80, scatola movimento centrale in microfusione ideata da Freschi per permettere il passaggio interno del filo del deragliatore. Foto Zanpibaudi.
Primi anni ’80, Tubo piantone incavato per l’avanzamento della ruota posteriore per consentire l’avanzamento della ruota posteriore. Freschi fu tra i primi ad adottare questo sistema insieme a Tempesta e Vanni Losa. Foto Officine Sfera.
Ponticello per il freno posteriore design originale Freschi. Disegnato per essere più resistente e assicurare una efficace tenuta al freno quando è sottoposto a severe sollecitazioni meccaniche. Foto Zanpibaudi.
Elegante lavorazione dei passacavi nei telai Freschi degli anni ’80.
Pantografie e decals Freschi dal 1976 al 1984. Foto Officine Sfera.
Pantografie e decals Frschi dal 1984 al 1989. Foto Zanpibaudi. La scritta “supreme” era usata anche sui modelli “Sprint” e “Duo System” a causa del costo elevato delle decals.
Alleggerimenti per la rigidità del telaio. Foto Cycle Sports, 1980 Japan.
Altri dettagli della produzione Freschi:
Saldobrasatura a freddo, lavorazione e limatura manuale, Tubazioni Columbus SL, SLX o Reynolds 531 Professional / Forcellini e punte forcella Freschi, forgiati e rettificati di tipo tradizionale o ad innesto rapido (verticali), verniciatura telaio preceduta da fosfatizzazione e fondo epossidico / Gruppi Campagnolo Super Record elaborato, Cinquantenario, Victory, freni Modolo Kronos, manubri e pipe 3ttt e Cinelli.
Modelli Freschi – Catalogo 1983
Crono, strada, mountain bike, tandem e turismo, la completezza della gamma Freschi(6) copriva tutte le esigenze dell’epoca con una visione che anticipava le tendenze del futuro. Altra caratteristica, piuttosto rara per l’epoca era l’attenzione alla qualità e lo sviluppo costante di tutti i modelli, sia da da competizione che da turismo, basta pensare che il modello “base” in catalogo era il Supreme da strada con diverse parti disegnate e realizzate da Freschi come l’originale design del sistema per passaggio il passaggio dei cavi del cambio e il ponticello per il freno posteriore, congiunzioni super leggere, tubi Columbus SLX e gruppo Campagnolo Super Record, in pratica una Specialissima.
Freschi Sprint Super Special Strada: modello Specialissima costruito solo su misura con tubi Columbus SL, disponibile anche nelle versioni “Ovale super special” e “Crono” con tubazioni ovalizzate ed incavatura posteriore. Tubo reggisella incavato per l’avanzamento della ruota posteriore per consentire l’avanzamento della ruota posteriore migliorando così le prestazioni in salita e sullo scatto, mantenendo invariate le gradazioni del telaio tradizionale. Congiunzioni extra leggere lavorate a mano e testa forcella in microfusione, forcellini e punte forcella ad innesto rapido forgiati e rettificati.
Attacco comandi cambio e deragliatole originale Freschi con fili a totale scomparsa e passaggio filo freno posteriore interno al tubo orizzontale. Scatola movimento centrale in microfusione. Gruppo Campagnolo Super Record elaborato con leve freni Modolo Kronos.
Freschi Duo System: la scatola del movimento centrale è costruita interamente a mano con tubo reggisela sdoppiato per dare rigidità al telaio e ridurre al minimo la dispersione di energia. Telaio costruito con tubi Columbus SL, congiunzioni extraleggere lavorate a mano e testa forcella in microfusione, forcellini e punte forcella ad innesto rapido forgiati e rettificati.
Attacco comandi cambio e deragliatole originale Freschi con fili a totale scomparsa. Passaggio filo freno posteriore all’interno del tubo orizzontale. Gruppo Campagnolo Cinquantenario.
Freschi Crono Super Criterium: modello aerodinamico costruito unicamente su misura. Tubo orizzontale inclinato da 25.4 ruota anteriore da 26” o 24”. Tubi Columbus SLX o Reynolds 531 Professional, brasati a bassa temperatura con scatola movimento e testa forcella in microfusione. Design originale Freschi del ponticello freno posteriore. Tubo posteriore incavato per l’avanzamento della ruota posteriore. Fili gruppo freni e cambio a totale scomparsa.
Gruppo Campagnolo Super Record o Victory, leve freni Universal LR2 con cavi interni. Manubrio 3ttt Cow horn con nastro in pelle Almarc. Cerchi lenticolari Ambrosio e tubolari Vittoria CX. Sella San Marco Rolls.
Freschi tandem Corsa e Gran Turismo: telaio costruito interamente con tubazioni in acciaio leggero, testa forcella con foderi rinforzati di diametro 28 mm. Telaio realizzato esclusivamente su misura nei modelli uomo/uomo, uomo/donna, donna/donna, anche con misure differenziate, sia nel modello “Corsa” che nel modello “Gran Turismo. Su richiesta del cliente il telaio può essere fornito con eccentrico e morsetto posteriore in lega leggera.
Freschi Supreme strada: il modello classico Interamente lavorato a mano e rifinito con accuratezza anche nei particolari meno visibili. Telaio costruito unicamente su misura utilizzando tubi Columbus SL, SLX o Reynolds 531 Professional, saldati a bassa temperatura per non alterarne le originali proprietà di resistenza e rigidità.
Attacco reggisella esclusivo Freschi realizzato in pezzo unico con le congiunzioni del triangolo, per offrire una valida soluzione tecnica al problema della rigidità del telaio, migliorando e semplificando l’aerodinamica della parte posteriore. Il ponticello per il freno posteriore originale Freschi, disegnato per essere più resistente e assicurare una efficace tenuta al freno quando è sottoposto a severe sollecitazioni meccaniche.
Scatola movimento centrale in microfusione, ulteriormente elaborata per permettere il passaggio interno del filo del deragliatore, mentre la testa della forcella è del tipo a goccia, con foderi rinforzati sia internamente che lateralmente. Congiunzioni extra leggere di tipo corto, forcellini forgiati e rettificati di tipo tradizionale o ad innesto rapido a scelta del cliente.
Freschi GRIMP uomo e Freschi Country donna: biciclette speciali realizzate per percorsi disagevoli e sterrato. Grazie alla particolare geometria del telaio ed alla componentistica opportunamente studiata, queste “fuoristrada” consentono rapide ed improvvise variazioni di ritmo, ideali quindi sia per ripidi percorsi montani che per nervosi itinerari cittadini. Telaio costruito esclusivamente su misura con tubazioni Reynolds serie rinforzata per Mountain Byke, interamente saldato a mano a bassa temperatura. Attacco a fionda con doppio attacco di sicurezza.
Un particolare ringraziamento a Emiliano Freschi, senza il suo aiuto questo articolo non sarebbe stato possibile.